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Cina, il ministero degli Esteri: “Il caso delle cartoline con una richiesta d’aiuto è una farsa”

Una bambina inglese aveva trovato un messaggio in un biglietto acquistato da Tesco "Siamo prigionieri stranieri costretti a lavorare". Ma un portavoce liquida la questione: "La prigione di Shanghai non ospita detenuti stranieri sottoposti a lavori forzati"

Ieri aveva fatto il giro del mondo la storia di una bambina inglese che aveva trovato nelle cartoline d’auguri del supermercato Tesco una richiesta d’aiuto: “Siamo prigionieri stranieri nel carcere di Qingpu, a Shanghai, in Cina. Costretti a lavorare contro la nostra volontà. Per favore, aiutateci e avvertite un’organizzazione per i diritti umani”. Oggi arriva la replica di Pechino: “è una farsa”.

“La prigione di Shanghai non ospita detenuti stranieri sottoposti a lavori forzati“, ha dichiarato Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Anche l’azienda che fornisce i bigliettini a Tesco, la Zhejiang Yunguang Printing, ha negato di aver utilizzato detenuti stranieri ai lavori forzati: “Mai fatta una cosa del genere”, ha dichiarato alla Bbc. Tesco, dopo la scoperta del messaggio, ha annunciato di avere interrotto la produzione del prodotto in Cina. Il messaggio si concludeva chiedendo di “contattare Peter Humphrey”, un giornalista arrestato nell’estate del 2013 in Cina, dove aveva scontato due anni e mezzo di carcere. Proprio Humprey ha raccontato la storia nelle pagine del Sunday Times.