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Chiesa, il mandato da cardinal decano durerà meno. Chissà se ci sarà un nuovo caso Montini

Bisogna avere un po’ di memoria storica per comprendere l’uscita di scena, a 92 anni, del cardinale Angelo Sodano come decano del Collegio cardinalizio. Un congedo atteso da Papa Francesco da quando, nel giugno 2018, ha nominato Pietro Parolin, Leonardo Sandri, Marc Ouellet e Fernando Filoni cardinali vescovi proprio in vista della scelta del successore del porporato astigiano, che era divenuto decano del Collegio cardinalizio dopo l’elezione, nel 2005, di Joseph Ratzinger al pontificato.

È il 1970 quando San Paolo VI, con il motu proprio Ingravescentem aetatem, stabilisce che a 80 anni i cardinali perdono il diritto di eleggere il Papa in conclave e decadono da tutti gli incarichi nella Curia romana. Una disposizione che non trovò il favore dei porporati dell’epoca e che fu, infatti, oggetto di pubblica contestazione.

Nel momento di quella storica riforma, il decano era il cardinale Eugène Tisserant, che ricopriva questa carica dal 1951 e che nel 1970 aveva ben 86 anni. A seguito della decisione di Montini, entrata in vigore il 1° gennaio 1971, il 27 marzo successivo Tisserant si dimise da tutte le sue cariche. Ma i cardinali vescovi chiamati a eleggere il nuovo decano, in aperta polemica con San Paolo VI, scelsero Amleto Giovanni Cicognani – di un anno più vecchio del suo immediato predecessore.

Un gesto che fa comprendere bene quanto sia difficile riformare la Curia romana, come ha ricordato lo stesso Bergoglio durante il tradizionale discorso per gli auguri natalizi nel quale, come ormai prassi, il Papa latinoamericano passa in rassegna il cammino di governo che sta portando avanti in Vaticano. E ciò nonostante le tante sedie vuote e le assenze molto significative di diversi membri della Curia romana, alcuni dei quali a capo di importanti dicasteri. Una riflessione che è iniziata proprio con il congedo del decano.

“Ringrazio – ha affermato Francesco – il cardinale Angelo Sodano per le parole che mi ha rivolto, e soprattutto desidero esprimergli la mia gratitudine, anche a nome dei membri del Collegio cardinalizio, per il prezioso e puntuale servizio che egli ha svolto quale decano, per lunghi anni, con disponibilità, dedizione, efficienza e grande capacità organizzativa e di coordinamento. Con quel modo di agire della ‘rassa nostrana’, come direbbe Nino Costa. Grazie di cuore, Eminenza! Adesso tocca ai cardinali vescovi eleggere un nuovo decano; spero che scelgano qualcuno che si occupi a tempo pieno di questa carica tanto importante. Grazie”.

Parole che hanno subito stretto la cerchia di coloro che possono davvero aspirare a prendere il posto di Sodano. Dei nove cardinali vescovi, infatti, bisogna innanzitutto escludere il porporato astigiano dimissionario. Ne restano otto. Di questi quattro hanno compiuto più di 80 anni: il sottodecano Giovanni Battista Re è sulla soglia degli 86, Tarcisio Bertone ne ha 85, Francis Arinze 87 e José Saraiva Martins sta per compierne 88. Gli altri quattro, invece, sotto tutti elettori in un eventuale conclave. Parolin è sulla soglia dei 65 anni, Leonardo Sandri ne ha 76, Marc Ouellet ne ha 75 e Fernando Filoni 73.

Quest’ultimo è stato appena nominato dal Papa Gran Maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, un incarico onorifico che gli permetterebbe di associare anche l’ufficio di cardinale decano. Sandri e Oullet, entrambi capi dicastero della Curia romana, stanno per andare in pensione e ciò consentirebbe anche a loro di dedicarsi “a tempo pieno”, come ha chiesto Bergoglio, alla guida del Collegio cardinalizio.

Appare, invece, molto improbabile che questo incarico sia affidato a Parolin, oberato dal lavoro di Segretario di Stato vaticano. Francesco ha anche modificato la durata del mandato del cardinale decano. Non più a vita, ma quinquennale e rinnovabile una volta sola. Sarà ora significativo vedere quale sarà la risposta dei porporati alle direttive del Papa. Se ascolteranno le chiare indicazioni di Francesco, o se esprimeranno lo stesso dissenso pubblico che i loro predecessori manifestarono nei confronti di Montini.