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Nel Regno Unito sono nate assemblee cittadine. E se cominciassero a pensarci anche le sardine?

Qual è uno dei motivi principali per cui il movimento delle Sardine ha sorpreso molte persone nel nostro paese? Perché è guidato da “semplici” giovani che non “fanno politica”, ma che hanno colto modi e tempi adeguati per far tornare la gente nelle piazze. Non credo che questo movimento diventerà un partito politico, non sembra essere la sua ambizione: perderebbe la spontaneità che lo caratterizza. Ma una cosa è certa: la politica organizzata – piuttosto che giudicare – ha l’opportunità di imparare qualcosa da una leadership giovanile che sta cercando di partecipare alla vita politica attiva in antitesi con la narrazione dei temi che emergono dal dibattito degli attori tradizionali.

In queste ore partiti e movimenti staranno cercando di posizionarsi rispetto a questo nuovo fenomeno, secondo le logiche di rispettiva convenienza. È normale che ciò accada ed è in fondo anche comprensibile: chi fa rappresentanza deve cogliere input da esperienze del genere. Prendere spunto dalle sardine però non dovrebbe limitarsi a un cambiamento di facciata, cercando di nascondere il passato con un nuovo nome, colore o slogan (come molti partiti hanno fatto nella storia del nostro paese).

Per andare oltre, la politica dovrebbe cambiare radicalmente il modo di stare nei territori e di concepire la propria azione. E come procedere quindi? Innanzitutto, ascoltando e dando spazio ai giovani e ai meno giovani bravi e competenti, che spesso sono stati marginalizzati da partiti e movimenti proprio perché “giovani” o comunque perché fuori dalle logiche di appartenenza a un partito o di “cordata” attorno a un leader.

Oramai ho perso memoria delle miriadi di iniziative all’interno di organizzazioni politiche in cui si è detto “dobbiamo ascoltare i giovani” o le voci “fuori dal coro”, che poi in concreto si traduceva nell’intervento di cinque minuti di un/a ragazzo/a preso/a casualmente da una platea che faceva delle domande all’invitato/a di turno. Inoltre, era abbastanza frequente – facendo riferimento a una mia esperienza personale – che chi osava fare delle proposte nel corso di qualche riunione organizzativa di partito o movimento, si sentiva rispondere con lunghi monologhi sulla storia delle battaglie del secolo scorso – per carità, interessantissime – che però sostanzialmente servivano a rimetterci al nostro posto e a farci sentire incapaci di leggere il presente. In altre parole, l’apertura verso i giovani o comunque coloro che erano fuori dall’establishment politico ha sempre avuto un carattere estetico e quindi, profondamente finto.

E dunque tale marginalizzazione ha prodotto lo “sfogo di piazza” delle sardine. Vivendo nel Regno Unito mi è venuto istintivo paragonare la spontaneità delle manifestazioni di questi giorni in tutti Italia con lo spirito con cui è nato il movimento Extintion Rebellion, che ha fatto della battaglia contro la crisi climatica il suo ethos di rivolta. Oltre alle pervicaci modalità di protesta, ad interessarmi sono le proposte: rinnovare l’elaborazione di politiche sul clima con processi di democrazia deliberativa con l’organizzazione di citizen assemblies.

Si tratta di delle assemblee in cui cittadine e cittadini vengono chiamati con un metodo a sorteggio – che tiene conto di diversi parametri di rappresentatività tra cui l’età, la condizione sociale e molti altri – a deliberare su specifiche questioni con l’aiuto di esperti sul tema. Altri movimenti nel Regno Unito stanno lavorando su questa nuova forma di democrazia, come la campagna Take a Break From Brexit per democratizzare le negoziazioni per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea o il movimento “Citizen’ assemblies” che organizza queste assemblee su tematiche di politica interna britannica – la lista potrebbe continuare. E se cominciassero a pensarci anche le sardine nostrane?

Evitando sterili contrapposizioni generazionali – che non è assolutamente nelle corde di questo articolo – il movimento delle Sardine potrebbe contribuire a porre fine a questa marginalizzazione dagli spazi di partecipazione politica rilevanti – spazi resi esclusivi anche dal cinismo e dall’indifferenza di una maggioranza silenziosa sempre più incline a voltarsi dall’altra parte. Da questa maggioranza si sta differenziando il movimento delle Sardine: speriamo che non sia solo un momentum che vedrà il suo esaurimento nei prossimi anni, ma che sia una reale opportunità per rinnovare l’agire politico della cittadinanza e della rappresentata partitica e movimentista.