Cronaca

Milano, imbrattato il Giardino dei Giusti. La senatrice Liliana Segre lo aveva inaugurato un mese fa

La senatrice a vita Liliana Segre lo aveva inaugurato appena un mese fa e ora i vandali lo hanno preso di mira: hanno imbrattato con della vernice rossa l’illuminazione dell’anfiteatro del Giardino dei Giusti a Milano e scritto sulla segnaletica “Via le ruspe dal Monte Stella”. A denunciare l’accaduto è stato sabato mattina il presidente del Municipio 8, Simone Zambelli, annunciando un esposto contro ignoti anche sulle sue pagine social: “La bellezza è stata rovinata da qualcuno, che nella notte, con scritte sulla segnaletica verticale. Ma ancor più grave la stessa mano ha deturpato le luci dell’Auditorium del Giardino dei Giusti appena inaugurato dalla nostra amata senatrice Liliana Segre. Come Municipio 8 faremo un esposto di denuncia contro ignoti”.

Non è la prima volta che nella zona compaiono scritte simili, dato che l’ampliamento del Giardino, luogo simbolo in città nato per celebrare gli uomini e le donne che hanno lottato in difesa dei diritti umani e contro i genocidi e i totalitarismi, è da tempo contestato da una parte dei cittadini del quartiere. Per Gabriele Nassim, il presidente di Gariwo, l’associazione che lo gestisce, “non è un caso che questa provocazione sia avvenuta il giorno dopo la decisione del Prefetto di affidare una scorta alla senatrice”, per mano di “quanti cercano di creare un clima d’odio nel Paese”. Non solo: l’associazione ha precisato anche che l’anfiteatro Ulianova Radice è dedicato alla direttrice di Gariwo “scomparsa prematuramente lo scorso anno”.

Dura anche la reazione di Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano. “Il fascismo è nostro nemico, ci combatte e noi lo combattiamo – ha sostenuto l’assessore -. Ora non resta che rimetterci al lavoro e sistemare le cose perché tutto sia a posto quando settimana prossima visiteremo il Giardino insieme alla moglie del politico perseguitato sotto il regime comunista, dell’allora Cecoslovacchia, Vaclav Havel”.