Economia

Buoni pasto, che cosa cambia con la manovra per chi usa quelli cartacei e per chi ha la tessera elettronica

La legge di Bilancio penalizza i dipendenti che usano i buoni di carta perché riduce da 5,29 a 4 euro la soglia di esenzione fiscale. Al contrario aumenta da 7 a 8 euro il valore non imponibile in caso di ticket digitali

In nome della tracciabilità, la legge di Bilancio per il 2020 prevede anche una stretta fiscale sui buoni pasto cartacei a cui farà da contraltare un trattamento più favorevole per quelli elettronici. Il valore non imponibile cala infatti da 5,29 a 4 euro per i primi, mentre aumenta da 7 a 8 euro per quelli caricati su tesserina magnetica. Risultato: i dipendenti che per pagare il pranzo usano il carnet di ticket di carta saranno penalizzati perché vedranno aumentare la cifra tassata.

Oggi chi in un mese riceve 20 ticket cartacei si vede riconoscere in busta paga un “bonus” di poco più di 100 euro (5,29 per 20) che viene sottratto alla ritenute. Da gennaio invece l’esenzione dalle tasse si fermerà a 80 euro. L’articolo 83 della manovra in compenso renderà un po’ più “ricchi” i lavoratori che ricevono buoni elettronici. Per loro la cifra da segnare nella colonna degli attivi aumenterà di 1 euro per ogni ticket.

Secondo la Relazione tecnica, circa il 50% dei buoni è ancora cartaceo. Di conseguenza, fatte le somme, a guadagnarci sarà lo Stato, con 51 milioni di gettito aggiuntivo nel 2020, 56,1 milioni nel 2021 e 56 milioni nel 2022.