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Bolivia, scontri tra sostenitori e oppositori del presidente Morales: morti due manifestanti

I disordini sono iniziati nove giorni fa dopo la vittoria alle presidenziali del presidente Morales, in carica già da 13 anni. Il ministro della Difesa Javier Zabaleta: "La cosa peggiore è che se noi, come politici, non troviamo una soluzione, quello che è successo ora può ripetersi non solo a Santa Cruz, ma anche in altre zone del Paese"

Continuano gli scontri in Bolivia tra gli oppositori e i sostenitori del presidente Evo Morales dopo le elezioni dello scorso 20 ottobre che lo hanno confermato alla guida della nazione: da una parte i militanti del governativo Movimento al socialismo (Mas), minatori e membri delle organizzazioni di ‘cocaleros’ del Chapare, dall’altra molteplici comitati civici, aderenti a partiti di opposizione e formazioni giovanili paramilitari antigovernative.

Secondo quanto annunciato dal ministro della Difesa Javier Zabaleta, negli scontri di Montero, nel dipartimento di Santa Cruz nell’Est della Bolivia, due persone hanno perso la vita durante le rivolte nella città di Montero: “La verità è che due vite umane sono andate perdute e questo è irreparabile”, commenta il ministro. E aggiunge: “La cosa peggiore di tutte è che se noi, come politici, non troviamo una soluzione, quello che è successo ora a Montero può ripetersi non solo a Santa Cruz, ma anche in altre zone del Paese”. Il giornale El Debe precisa che le vittime avevano 48 e 60 anni e sono morte a causa di un colpo d’arma da fuoco. La conferma arrivata anche da un altro quotidiano La Razon che riporta le parole del medico di Montero: “Entrambi i morti presentavano le stesse caratteristiche, con armi dello stesso calibro”.

Nei giorni scorsi i sostenitori dei partiti di opposizione, convinti che ci siano stati brogli nelle elezioni tenutesi domenica 20 ottobre, e dei comitati civici hanno attaccato ed incendiato l’edificio del Tribunale elettorale dipartimentale di Potosí e saccheggiato gli uffici elettorali di altri dipartimenti, fra cui Sucre e Tarija. Qui la polizia ha battuto in ritirata di fronte alla determinazione dei manifestanti e due persone si sono lanciate dal secondo piano del Tribunale elettorale per sfuggire a un incendio. Intanto a Riberalta, città amazzonica a Nord di La Paz, è stata abbattuta la statua dell’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, di cui Morales era amico.