Politica

Riforme, la maggioranza conferma l’accordo sulle 4 misure. Legge elettorale entro dicembre

Il vertice tra i capigruppo a Palazzo Madama: prosegue il lavoro sulle 4 riforme costituzionali "contrappeso" del taglio dei parlamentari. Il ministro d'Incà: "Tavolo costruttivo. Andremo avanti nei prossimi giorni, mesi ed anni". Sulla base elettorale del Senato scelta l'ipotesi "circoscrizionale", come per la Camera

La maggioranza ha confermato l’intenzione di portare avanti la 4 riforme costituzionali su cui si era accordata il 7 ottobre, alla vigilia del voto sul taglio dei parlamentari. Il tavolo a cui hanno partecipato tutti i capigruppo ha rinnovato l’intesa e si è aggiornato a domani (mercoledì) alle 12 a Palazzo Madama. Le riforme riguardano l’omogeneizzazione dell’elettorato attivo e passivo di Senato e Camera (18 anni per votare e 25 per esseri eletti), l’omogeneizzazione della base elettorale del Senato a quella della Camera e la riduzione dei delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica. La maggioranza invece prende tempo sulla legge elettorale: non è stata oggetto del vertice odierno, ma i capigruppo di M5s, Pd, Leu e Iv presenti hanno confermato l’impegno a presentare un “testo condiviso” entro dicembre, data indicata anche nel documento comune del 7 ottobre.

“E’ stato un tavolo costruttivo, sia a livello di metodo che di merito”, ha detto Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento. La nuova riunione di mercoledì servirà a perfezionare la tecnica parlamentare con cui portare avanti le riforme: “Andremo avanti nei prossimi giorni, mesi ed anni. Gli accordi presi verranno portati avanti sia sulle riforme che sul programma di governo”, ha assicurato sempre D’Incà.

A livello di contenuti, c’era già intesa sull’abbassamento da 40 a 25 dell’età per essere eletti in Senato, da portare avanti con un emendamento a una riforma già partita e ora a Palazzo Madama. Ovvero quella che abbassa da 25 a 18 l’età per poter votare per il Senato. In questo modo si otterrebbe l’uniformità con Montecitorio. Un accordo c’era già anche sulla diminuzione da tre a due dei delegati che ogni Consiglio Regionale invia in Parlamento per le elezioni del Presidente della Repubblica, in base all’articolo 83 della Costituzione. Una misura che serve a compensare il taglio del numero dei parlamentari.

Sulla base elettorale del Senato, che oggi è regionale, sul tavolo c’erano due ipotesi: o farla divenire “pluriregionale” o “circoscrizionale” come la Camera, per permettere il recupero dei resti a livello nazionale. L’opzione è caduta su questa seconda ipotesi. Infine per quanto riguarda la tecnica parlamentare, l’orientamento è presentare un ddl autonomo con la base elettorale del Senato e la riduzione del numero dei delegati regionali, invece che presentare anche per queste riforme degli emendamenti al ddl sul voto ai 18enni per il Senato.