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Migranti, il 2 novembre scatta il rinnovo dell’accordo Italia-Libia. Ong: “Governo lo fermi, ora sanno delle torture nei lager”

Il Tavolo Asilo, formato dalle maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, ha lanciato il suo appello all'esecutivo per chiedere di non rinnovare il memorandum, dopo le inchieste giornalistiche sui centri di detenzione nel Paese e, ultima, quella sulla presenza del trafficante Bija al tavolo con i funzionari del Viminale, nel 2017

A meno che il governo non decida di cancellarlo, il 2 novembre il memorandum tra Italia e Libia per la gestione dei flussi migratori voluto dal governo Gentiloni, con Marco Minniti ministro dell’Interno, si rinnoverà. E succederà nonostante le numerose testimonianze e prove sulle torture perpetrate all’interno dei centri di detenzione libici e le rivelazioni giornalistiche di Avvenire che, negli ultimi giorni, ha pubblicato le immagini del famoso incontro del 2017 tra i funzionari del Viminale e una delegazione del governo e della Guardia Costiera libici a cui ha partecipato anche Abd al-Rahman al-Milad, meglio conosciuto come Bija, il trafficante di esseri umani a capo dei guardacoste di Zawiya.

Per questo il Tavolo Asilo, formato dalle maggiori organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti, invierà una lettera aperta al governo per chiedere di non rinnovare il memorandum. “Il 2 novembre, se il governo italiano non interverrà per annullarlo, verrà automaticamente rinnovato il Memorandum con la Libia, cioè quegli accordi, lautamente finanziati, che prevedono anche l’intervento della guardia costiera libica per fermare e riportare sulla terraferma i migranti imbarcati che tentano di raggiungere le nostre coste – scrivono in una nota – L’orrore dei lager in cui vengono rinchiusi i migranti intercettati è stato ormai ampiamente documentato: torture, violenze, stupri e altre vessazioni finalizzate a calpestare i diritti e la dignità di esseri umani. Tutto ciò, unito alla guerra alle ong che fanno salvataggi in mare, ha comportato un aumento esponenziale di morti nel Mediterraneo centrale, che ormai è diventata la rotta più pericolosa per i migranti in fuga”.

A sottoscrivere l’iniziativa sono 26 organizzazioni, tra cui A Buon Diritto, Acli, Action Aid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Avvocato di strada, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cir, Cnca, Comunità di S. Egidio, Emergency, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Intersos, Mèdecins du Monde Missione Italia, Oxfam, Save the Children Italia, Senza confine.

Proprio Oxfam, in un comunicato, scrive che l’Italia ha già finanziato la formazione della Guardia Costiera libica con 150 milioni di euro e che, “al momento, nei centri di detenzione ufficiali sono rinchiuse oltre 4.500 persone secondo l’Unhcr, mentre in quelli non ufficiali, gestiti dalle organizzazioni criminali, ne sono stimati a decine di migliaia. Uomini, donne e bambini che non solo subiscono trattamenti inumani e degradanti, ma rischiano di morire sotto le bombe in un Paese in guerra. Un orrore a cui bisogna porre fine con un piano di evacuazione coordinato dalle Nazioni Unite, che preveda una ridistribuzione dei migranti a livello europeo”.

Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, nei giorni scorsi aveva chiesto “un coinvolgimento del Parlamento, nelle forme dovute, in decisioni così importanti. Quanto a quell’accordo, ricordo a tutti che rispetto a tre anni fa la situazione è cambiata: in Libia c’è la guerra“.