Giustizia & Impunità

Milano, “ustionò i piedi di suo figlio di 2 anni prima di ucciderlo”: per la procura è tortura

Per la prima volta il reato viene contestato in ambito famigliare dalla sua introduzione nel luglio 2017. Lo ha fatto la procura di Milano nei confronti di Alija Hrusic, il 25enne di origini croate che si trova in cella per con l'accusa di aver ucciso il piccolo Mehmed lo scorso 22 maggio. Per il pm Giovanna Cavalleri le "tre bruciature con l'estremità di sigarette accese" e le ustioni "con una fiamma viva" sui piedi non furono 'solo' maltrattamenti

I calci e i pugni al figlio, le “tre bruciature con l’estremità di sigarette accese” e le ustioni “con una fiamma viva” sui piedi del figlio di 2 anni, Mehmed, non furono ‘solo’ maltrattamenti, ma vere e proprie “torture”. Così per la prima volta da quando è stato introdotto nel codice penale italiano – era il luglio 2017 – il reato viene contestato in ambito familiare. Lo ha fatto la procura di Milano nei confronti di Alija Hrusic, il 25enne di origini croate che si trova in cella per l’omicidio del piccolo avvenuto lo scorso 22 maggio.

Lo si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, notificato oggi dal pm Giovanna Cavalleri, in cui la moglie è stata scagionata ed è, con gli altri due figli, parte offesa in quanto maltrattata dal marito. L’uomo risulta indagato per omicidio volontario aggravato, torture aggravate e maltrattamenti aggravati. In particolare il pm ha contestato l’omicidio aggravato dall’avere adoperato “sevizie” e dall’avere agito “con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato”.

“Fin dall’inizio della loro relazione – si legge nell’avviso – ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori, la convivente colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici”. Inoltre l’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe de Lalla, “dal mese di aprile 2019 la minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia laddove si fosse allontanata da casa o lo avesse denunciato, le impediva di uscire di casa e, in più occasioni, le sottraeva il cellulare (o la relativa batteria) e non le consentiva, comunque, di chiedere aiuto all’esterno”.

Si legge ancora che sempre dall’aprile scorso, Hrusic “manifestava grave insofferenza nei confronti del figlio minore, lo ingiuriava ripetutamente con l’epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora, pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi”.

Poi la notte dell’omicidio, secondo la ricostruzione degli investigatori, a Hrusic, forse a causa anche del contributo della droga che avrebbe assunto, pareva insostenibile la normale incontinenza del figlio di 2 anni lasciato senza pannolino. Così lo “ho picchiato fino a ucciderlo” nell’appartamento di via Ricciarelli, come aveva raccontato lui stesso, dopo essere stato rintracciato, sia alla polizia che al magistrato. L’uomo un paio d’ore dopo l’omicidio, attorno alle 5 del mattino, aveva avvisato il 112 e si era poi allontanato dalla casa.