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Conti correnti, le cinque regole per scegliere quello meno caro: dall’indicatore di costo fino ai tassi applicati in caso di scoperto

Bisogna anche fare attenzione alla durata dell'offerta: spesso per accaparrarsi nuovi clienti le banche propongono condizioni particolarmente vantaggiose ma limitate nel tempo, o correlate a una serie di servizi aggiuntivi “obbligatori” come la domiciliazione delle bollette oppure l'accredito di stipendio o pensione

La banca ha inviato l’ennesima revisione unilaterale di contratto? O magari c’è necessità di un nuovo conto corrente, possibilmente meno caro? Come fare allora a trovare la migliore soluzione sul mercato? Di certo è meglio evitare di affidarsi al solo criterio della prossimità geografica della filiale come fanno ancora molti italiani (il 37%, secondo un sondaggio Facile.it). Sconsigliato anche rivolgersi all’istituto bancario da sempre utilizzato da genitori e nonni. Meglio invece effettuare un’indagine a tappeto, magari anche sfruttando i comparatori online come ormai fa il 17,9% degli italiani. Solo così si riuscirà ad avere un quadro più chiaro dei costi di conto corrente, che restano ancora un mistero per 6,6 milioni di italiani. Nel 2018, secondo Bankitalia, un correntista italiano ha speso in media 87 euro l’anno, 7,5 euro in più rispetto al 2017.

Per districarsi nella giungla delle offerte ci sono cinque regole d’oro. Innanzitutto è fondamentale tener presente l’Indicatore sintetico di costo (ISC) che permette di confrontare il costo per diversi profili di operatività definiti da Bankitalia per i conti a pacchetto con 6 tipologie standard di clientela (giovani, famiglie e pensionati con diversi livelli di operatività) e per i conti a consumo. Da segnalare che i conti a pacchetto possono prevedere una “franchigia”, con un canone che include un numero limitato di operazioni gratuite, oppure possono essere “senza franchigia” con un numero illimitato di operazioni gratuite. L’opzione migliore dipenderà quindi dalle esigenze del futuro correntista.

In secondo luogo, è necessario fare attenzione alla durata dell’offerta. Accade, infatti, spesso che per accaparrarsi nuovi clienti le banche propongano condizioni particolarmente vantaggiose ma limitate nel tempo oppure correlate a una serie di “servizi” aggiunti “obbligatori” come la domiciliazione delle bollette oppure l’accredito di stipendio o pensione.

E’ opportuno poi prestare particolarmente attenzione ai tassi applicati in caso di scoperto di conto corrente. Può accadere infatti che, soprattutto in occasione dell’addebito della carta di credito, si sfori la somma direttamente disponibile sul conto. Meglio quindi essere consapevoli dei tassi applicati.

Inoltre, è opportuno valutare adeguatamente i bonus offerti con l’apertura del conto. La pratica del pacchetto di benvenuto è ormai molto diffusa soprattutto per i conti online. C’è chi propone buoni da spendere in rete e anche chi mette sul piatto sconti consistenti per “chi porta un amico”. Si tratta di misure spot che possono avere un peso relativo rispetto alle spese di gestione e al tasso di scoperto.

Infine, ogni conto è gravato da un’imposta di bollo fissa di 34,20 euro. La cifra è dovuta se durante l’anno la giacenza media del conto supera i 5mila euro. Nel caso però di un Isee inferiore a 7.500 euro esiste la possibilità di ottenere un conto agevolato previsto per le fasce reddituali più basse.

Per concludere, è bene sempre tenere a mente che nel caso di controversie con la banca il cliente può rivolgersi all’Arbitro bancario finanziario. Prima però si dovrà presentare un reclamo al proprio istituto di credito. Se la banca non risponde nel giro i 30 giorni o la risposta non è esaustiva,l’utente può presentare un ricorso l’Arbitro con una procedura online. A quel punto, l’Arbitro contatterà la banca che dovrà fornire le informazioni richieste nel giro di 45 giorni e deciderà sul ricorso nei 60 giorni successivi dalla risposta dell’istituto di credito.