Società

India, per una ragazza la vita nelle bidonville è già segnata. Ma qualcuna riesce a realizzarsi

Molto scalpore ha destato la decisione della fondazione Bill e Melinda Gates di premiare il presidente indiano Narendra Modi per la campagna mirata a dotare di servizi igienici buona parte della popolazione del subcontinente. In molti hanno criticato la scelta del fondatore della Microsoft poiché l’India è da anni impegnata in una guerra a bassa intensità con il Pakistan, combattuta per interposta regione in Kashmir, attualmente isolato e con molte zone sottoposte a coprifuoco.

Ma non è di questo che voglio parlare, voglio invece raccontare la storia di Vidhya (20 anni), una ragazza della bidonville di Vidhya dar Nagar (Jaipur), ove vive con la madre, il fratellino e la sorellina in una casa di mattoni e lamiera, senza acqua. La conosco ormai da più di dieci anni, da quando nella piccola scuola fondata con Vivere con Lentezza mi aiutava nelle lezioni di matematica e inglese in quinta classe.

Vidhya conosceva già allora molto bene l’inglese e i dialetti di molti dei miei alunni, impegnandosi nel lavoro di traduzione delle mie materie. L’aveva imparato un po’ sui libri ma soprattutto dalla televisione. Da sempre Vidhya coltiva il sogno di diventare hostess, air hostess per la precisione, così dopo le scuole medie abbiamo sostenuto l’onere della sua iscrizione al Frankfinn Institute, il più quotato istituto di formazione nel campo, per aiutarla a trasformare il suo sogno in realtà.

Gli insegnanti ci hanno parlato della sua condotta irreprensibile e del suo grande impegno nello studio, con due nei però: una fortissima timidezza e una lunga cicatrice sul gomito. Per la timidezza, una volta chiarito che si tratta di una ragazza proveniente da una delle caste più povere dell’India e del suo disagio a frequentare ambienti lontani anni luce dalla sua quotidianità, abbiamo convenuto che il problema fosse superabile grazie alla sua grande forza di volontà. La cicatrice sembra purtroppo un ostacolo invalicabile per l’inverarsi del suo sogno, infatti secondo le regole delle compagnie aeree le hostess non possono avere segni di riconoscimento, nemmeno tatuaggi, e un chirurgo plastico ci ha confermato che con una cicatrice in quella posizione e nelle condizioni igieniche in cui abita un’operazione non avrebbe avuto speranze di successo.

Così, una volta superati gli esami, si è dovuta “accontentare” di lavorare in uno dei più rinomati hotel della città rosa, disponendo di un ufficio personale e di uno stipendio che le consentirà di migliorare le condizioni di vita della sua famiglia, ma soprattutto di uscire dalla bidonville, dove il destino di una ragazza prevede un matrimonio combinato, una serie di pargoli e fare da colf nella famiglia del marito, non certo quello di una donna indipendente e realizzata.

La sua metamorfosi quotidiana, che a bordo di uno scassatissimo autobus la porta dalla periferia di Jaipur al centro turistico e scintillante della città, è parte di un progetto che vogliamo si estenda anche ad altre ragazze di Vidhya dar Nagar, che grazie allo studio forse saranno in grado di decidere autonomamente della propria vita.