Economia

Coca Cola compra le acque Lurisia per 88 milioni di euro, Slow Food interrompe la collaborazione con l’azienda di Cuneo

L'acquisizione è attesa a fine anno, salgono così a quattro gli stabilimenti di Coca Cola in Italia, per un valore complessivo di 45 milioni di euro

Coca Cola Italia si compra la Lurisia, la storica azienda di acque minerali e bibite del gruppo controllato dal fondo d’investimento privato IdeA Taste of Italy, dalla famiglia Invernizzi, e da Eataly Distribuzione, per un valore concordato di 88 milioni di euro. La chiusura dell’acquisizione, pattuito con il supporto di The Coca Cola Company, è attesa per la fine dell’anno, ma gli accordi sono già stati presi: Piero Bagnasco, attuale presidente e amministratore delegato di Lurisia, e Alessandro Invernizzi rimarranno nel consiglio di amministrazione dell’azienda “al fine di assicurare una continuità di business”.

Così Lurisia, conosciuta anche come Acque Minerali, fondata nel 1940 e con sede a Roccaforte Mondovì, in provincia di Cuneo, si aggiunge ai già quattro stabilimenti di Coca-Cola Hbc Italia presenti in Campania, Abruzzo, Basilicata e Veneto, dove ha sede il più grande centro produttivo di Coca-Cola in Europa. Una realtà italiana che vale quasi 45 milioni di euro: l’acquisizione di Lurisia completa l’attuale portafoglio di bevande Coca-Cola in Italia e supporta la spinta dell’azienda a offrire ai consumatori un autentico marchio italiano.

E i risvolti di questo accordo non tardano ad arrivare: Slow Food, l’associazione culturale internazionale fondata da Carlin Petrini in Italia nel 1986, ha fatto subito sapere di voler concludere la collaborazione con Lurisia. “Apprendiamo dagli organi di stampa del passaggio di proprietà di Lurisia al gruppo Coca Cola – si legge in una nota -. Lurisia ha sostenuto l’attività di Slow Food a partire dal 2007, principalmente in veste di partner dei grandi eventi: Cheese, Slow Fish e Salone del Gusto. Con l’edizione 2019 di Cheese, al via nel fine settimana, si conclude la collaborazione, che non verrà rinnovata“. Per Slow Food, che da sempre si batte contro le multinazionali e a tutela dei piccoli produttori e delle eccellenze tipiche locali, non è infatti pensabile continuare una partnership con uno dei primi gruppi mondiali nel campo alimentare: “Noi difendiamo la biodiversità contro l’omologazione dei gusti“, hanno spiegato dall’associazione.