Diritti

Ddl Pillon, la ministra della Famiglia Bonetti (Pd): “Se me ne hanno lasciata una copia? Per quanto mi riguarda resterà nel cassetto”

La nuova titolare del dicastero alle Pari opportunità ha scritto su Twitter che non intende portare avanti il provvedimento sull'affido condiviso che porta la prima firma del senatore leghista e promotore del Family Day. Lui all'agenzia Adnkronos: "Era prevedibile"

“Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl Pillon? Non mi sono informata, ma per quanto mi riguarda resterà nel cassetto”. Uno dei primi atti della ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti (Pd) è stato quello di archiviare il provvedimento sull’affido condiviso. A dare l’annuncio è stata lei stessa con un messaggio pubblicato su Twitter. Il testo di legge, a prima firma del senatore leghista Simone Pillon, che è pure tra i promotori del Family Day, è stato fortemente contestato nei mesi scorsi da opposizioni e femministe. Ma pure i 5 stelle hanno sempre espresso forti perplessità (anche se non tutti).

Il parlamentare del Carroccio, interpellato dall’agenzia Adnkoronos, ha replicato dicendo di non essere per nulla sorpreso dalla decisione: “Come ampiamente prevedibile, il Pd vuole imporre l’agenda al Movimento 5 stelle. Evidentemente secondo la ministra Bonetti i figli delle famiglie separate sono bambini di serie B, condannati a perdere uno dei genitori, specialmente il padre. Pur di vendicarsi della Lega, dalle parti del Pd son disposti a calpestare i diritti dei più piccoli”. Quindi il leghista si è rivolto agli ex soci di governo del M5s: “Mi auguro che i parlamentari 5 stelle, specialmente quelli che hanno condiviso il senso della riforma e hanno lavorato sodo con noi per migliorarne il testo, non accettino ordini da chi li ha insultati fino a ieri. In ogni caso, noi non molleremo mai, finché non sarà riconosciuto il diritto di tutti i bambini a stare con mamma e papà”.

Il ddl, già approdato e incardinato nella commissione Giustizia del Senato, a fine luglio scorso era stato rinviato a questo settembre. Ma soprattutto si era deciso che si sarebbe dovuti arrivare a un testo unificato che comprendessi gli altri 5 disegni di legge presentati sull’argomento. Il rinvio era stato preso già come un segnale di vittoria, anche se, nonostante le polemiche, il relatore e quindi il responsabile di portare avanti il provvedimento era rimasto proprio lo stesso Pillon. Il cambio di maggioranza che ha portato alla nascita del Conte 2, sembra aver affossato definitivamente le sorti del ddl, anche se per il momento il testo non risultato essere stato ritirato. Già ad aprile scorso, l’allora sottosegretario con delega alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora, aveva detto che il provvedimento era archiviato e che non sarebbe mai arrivato in Aula. Da sempre però femministe e opposizioni chiedono il ritiro completo del testo, per evitare, dicono, che possa essere riproposto sotto altre versioni.

Il primo a commentare è stato il capogruppo al Senato Andrea Marcucci (Pd): “Plaudo all’iniziativa della ministra Bonetti”, ha scritto in una nota. “Il governo ha bisogno di fatti concreti per marcare una svolta rispetto al passato. Archiviare per sempre il famigerato decreto Pillon vuol dire chiudere con una pericolosa concezione della famiglia e con un’idea medioevale delle donne. E’ una buona partenza“.