Cronaca

Roma, scritta razzista sull’auto di un medico della Croce Rossa: “Negro di m****”. La vittima: “Vigliacchi che poi si nascondono”

Il dottore si chiama Andi Nganso, ha 32 anni ed è originario del Camerun. In Italia da quando aveva 19 anni, era già stato vittima di un episodio simile l'anno scorso a Cantù

“Negro di m….”. È questa la scritta che Andi Nganso, medico 32enne originario del Camerun che lavora nell’Area salute del Comitato nazionale della Croce Rossa, ha trovato sulla sua macchina dopo una cena al Pigneto, a Roma. A denunciare l’aggressione razzista è l’organizzazione. “È ora di fermare questo clima di razzismo, odio e intolleranza che sta crescendo nel nostro paese. Ribadiamo con forza e passione che ‘Siamo tutti fratelli e tutti con Andi”, ha scritto via Facebook Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa.

“Vivo a Roma da soli tre mesi, ma qui l’aria è più pesante che al Nord’’, afferma Andi Nganso. “Sono arrivato in Italia quando avevo 19 anni. In 13 anni di aggressioni razziste ne ho subite tante, la più eclatante a gennaio dell’anno scorso a Cantù, quando una signora si rifiutò di farsi curare da me per via del colore della mia pelle”. Commentando quell’episodio, avvenuto a settembre dello scorso anno, il medico aveva dichiarato: “Gli italiani non sono razzisti, però una parte di questo governo fa da megafono a chi lo è”.

E, con il cambio di città, da Cantù a Roma, la situazione non è migliorata: ”Abbiamo parcheggiato la macchina sulla circonvallazione Casilina – ricostruisce Nganso – e siamo andati al ristorante. Io abito al Portuense, dopo cena ci siamo incamminati verso la macchina, il mio amico era qualche metro avanti a me. Appena è arrivato davanti all’auto l’ho sentito urlare, non ho capito subito il motivo”. “Basta – gridava l’amico – voglio tornare in Camerun, non voglio rischiare la mia vita”. Una volta avvicinatosi il 30enne ha subito capito il motivo di quelle urla. “Da bravi vigliacchi i razzisti si nascondono – sottolinea il medico – quando siamo scesi dall’auto, appena arrivati al Pigneto nessuno ci ha detto nulla, non ho avuto il minimo sentore che potesse accadere una cosa simile”.