Cronaca

Omicidio Diabolik, ultras in subbuglio in tutta Italia per il no ai funerali. Rischio disordini per il derby di Roma il 1 settembre

Alta tensione per il braccio di ferro fra la Questura di Roma e la famiglia del capo ultrà laziale Fabrizio Piscitelli. La Digos teme un'altra alleanza contro la polizia fra i gruppi estremi delle curve di Lazio e Roma. Possibili disordini già domenica prossima in occasione delle partite Sampdoria-Lazio e Roma-Genoa. Solidarietà alla famiglia di Diabolik anche da ultras juventini e dai movimenti di estrema destra Forza Nuova e Casapound. Il messaggio dei Viking juventini: "Vicini alla famiglia, ha condiviso i nostri ideali"

Il mondo ultras è in subbuglio e la tenuta dell’ordine pubblico minaccia le prime due giornate del campionato di Serie A di calcio. Con i rischi maggiori concentrati in occasione del derby Lazio-Roma, in programma allo stadio Olimpico domenica 1 settembre, alle ore 18. È la conseguenza del braccio di ferro fra la Questura di Roma e la famiglia di Fabrizio Piscitelli, il 53enne conosciuto con il nome di battaglia “Diabolik“, capo ultrà della Lazio e fondatore del gruppo degli Irriducibili, ucciso il 7 agosto scorso con un colpo di pistola alla nuca su una panchina del Parco degli Acquedotti, alla periferia sud-est della Capitale. Per le modalità dell’assassinio e le inchieste che coinvolgono l’uomo, pluripregiudicato, la Procura di Roma indaga per omicidio con l’aggravante del metodo mafioso. La Questura ha vietato le esequie in forma pubblica “per motivi di ordine pubblico“, ma la vedova e le figlie di Piscitelli insistono per avere la possibilità di un “funerale dignitoso” per “un uomo libero e mai condannato per mafia”.

La famiglia del 53enne, residente nel vicino comune di Grottaferrata, aveva chiesto di celebrare i funerali nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, nel quartiere Appio-Tuscolano, al centro di un territorio caro all’estrema destra romana, a due passi dalle sedi degli Irriducibili, di Forza Nuova e della vecchia sede dell’Msi dove il 7 gennaio 1978 si consumò la strage di Acca Larentia. All’indomani dell’omicidio di Piscitelli, però, il questore Carmine Esposito aveva vietato le esequie, ordinando una celebrazione “privata” presso la cappella del Cimitero Flaminio di Prima Porta. La vedova Rita e le figlie Giorgia e Ginevra, però, si sono opposte, disertando la celebrazione.

In queste ore, i familiari stanno tentando una mediazione con le istituzioni. In una lettera inviata al Questore e al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è stata proposta la chiesa del Divino Amore, sulla via Ardeatina e fuori dal Grande raccordo anulare, ma anche questa opzione è stata bocciata. “Se non hanno da farci una proposta ragionevole e dignitosa, che tenga conto delle libertà dei familiari – ha spiegato la sorella Angela – non ci chiamino più. Noi da parte nostra andremo avanti con l’iter legale, fino a Strasburgo se necessario”. Nei giorni scorsi, da ambienti ultras girava voce di un possibile “funerale laico” da celebrare nel piazzale dell’obelisco, davanti allo stadio capitolino, ma fin qui non ci sono conferme.

La tensione comunque è alta. La Digos ha allertato i vertici di San Vitale sul rischio concreto che esponenti dei gruppi ultras di tutta Italia possano radunarsi in occasione della stracittadina capitolina. Avendo come bersaglio comune le forze dell’ordine. Gli Irriducibili, infatti, sono fra le tifoserie italiane che più di ogni altra nel corso degli ultimi tre decenni ha intrecciato amicizie e connessioni in tutta Europa. E anche con i (presunti) rivali giallorossi ci sono ormai da tempo patti di “non belligeranza”, oltre a singole amicizie trasversali in nome dell’appartenenza politica di dichiarato stampo fascista. Si parla di possibili disordini già in occasione delle partite Roma-Genoa e Sampdoria-Lazio, in programma domenica 25 agosto, alle 20.45. Poi tutta l’attenzione passerà al derby di Roma. Se ne parlerà, nel dettaglio, nella riunione del prossimo Comitato per l’ordine e la sicurezza in programma la prossima settimana. Sul tavolo c’è il possibile anticipo alle 15 della stracittadina, mentre per ora vengono smentite ipotesi di svolgimento della partita a porte chiuse o addirittura di rinvio.

Ci sono diversi precedenti di alleanze occasionali fra gli ultras di Lazio e Roma. Modalità comuni avviate il giorno della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, ucciso l’11 novembre 2007 in un autogrill dell’A1 all’altezza di Arezzo da un colpo di pistola sparato dall’agente della Polstrada, Luigi Spaccarotella. Quella sera, biancocelesti e giallorossi si ritrovarono davanti allo stadio Olimpico e insieme devastarono la vicina sede del commissariato Prati e quella del Coni, dove si erano ritirati i celerini del Reparto mobile colti impreparati dall’agguato degli ultras. Da quel momento, gli esponenti più estremi delle Curve nord e sud si sono unite in altre battaglie comuni contro le istituzioni, come quella contro le barriere allo stadio erette dall’ex prefetto Franco Gabrielli – attuale capo della polizia – e poi rimosse dal suo successore, Paola Basilone.

Il rischio, oltretutto, è che si vada oltre il “semplice” sodalizio fra le curve delle due squadre romane. La panchina del parco dove è stato ucciso Diabolik, infatti, è divenuta una sorta di mausoleo alla memoria del capo ultrà, con cuscini fiori e sciarpe provenienti da tutta Europa. Esponenti delle tifoserie amiche di West Ham, Inter, Verona, Chieti, Triestina e Levski Sofia erano a Roma il 13 agosto per i funerali, poi rinviati, ma altri omaggi sono arrivati da tifosi, come i Nuclei armati bianconeri della Juventus. E due corone, messe in evidenza, riportano la firma dei gruppi politici di estrema destra, Forza Nuova, cui gli Irriducibili sono legati a doppio filo, e Casapound, che vede al suo interno la prevalenza di tifosi della Roma.

Non è un caso che i Viking Juve 1986, fra i gruppi ultras più estremi della curva della Juventus, abbia mandato in queste ore un messaggio chiaro sulla vicenda dei funerali di Piscitelli. “Non ci sono colori davanti alla morte, ma una grande vicinanza che sentiamo in queste tragiche occasioni”. E ancora: “Vicinanza a una persona, un uomo che ha vissuto con i nostri stessi ideali, che si è battuto per essi e ne ha fatta la sua ragione di vita. Uno come noi”, sottolineano i tifosi juventini del gruppo Viking, che testimoniano la loro “vicinanza alla sua famiglia in primis, ai suoi cari, agli amici e infine ai ragazzi del gruppo che a oggi non sanno quando e se potranno essere presenti per dare l’ultimo saluto a un loro fratello”. Soprattutto, “ci chiediamo solamente il perché in un Paese cristiano, non lascino che sia Dio a giudicare questa persona e nessun altro. Crediamo che nessuno su questa terra abbia il diritto o la facoltà di negare a tutte le persone sopracitate l’ultimo saluto a Fabrizio vicini alla famiglia Piscitelli”