Lobby

Borse, il gruppo Lse compra Refinitiv. Sfida aperta a Bloomberg su dati e analisi finanziarie

Dietro l’operazione c’è la crescente necessità per le società che gestiscono le Borse di diversificare le proprie fonti di ricavo nel settore dei dati e dell’analisi finanziaria

Il gruppo Lse, che gestisce le Borse di Londra e di Milano, oggi primo agosto ha firmato l’accordo da 27 miliardi di sterline (poco meno di 30 miliardi di euro al cambio attuale) per acquisire il 100% di Refinitiv, un fornitore globale di dati e infrastrutture per i mercati finanziari con sedi a Londra e New York. Refinitiv, fondata nel 2018, è controllata dal gigante mondiale degli hedge fund Blackstone al 55% e da Thomson Reuters per il restante 45%, ha un fatturato annuo di 6 miliardi di dollari (5,5 miliardi di euro circa) e conta oltre 40mila aziende clienti in 190 Paesi. Dopo l’annuncio dell’acquisizione, l’azione dell’Lse Group, quotata alla stessa Borsa di Londra, ha fatto segnare un rialzo del 6,3% rispetto ai prezzi di chiusura del 31 luglio. I principali azionisti di Lse sono il Fondo sovrano del Qatar Qia con il 10,3% (era al 20,9% nel 2007), il gruppo BlackRock (6,9%), The Capital Group Companies Inc. (6,8%) e Lindsell Train Limited (5%). La mossa, che se sarà approvata dalle autorità Antitrust cambierà radicalmente il profilo della società che gestisce le piazze finanziarie britanniche e italiana, è arrivata dopo che a marzo 2016 il gruppo Lse aveva annunciato l’intenzione di acquisire il controllo della Borsa di Francoforte, operazione poi bloccata a marzo 2017 dalla Commissione Europea perché, secondo la Direzione generale concorrenza di Bruxelles, avrebbe creato un monopolio di fatto nel settore degli scambi finanziari europei.

Nasce un colosso mondiale per competere con Bloomberg – Con questa acquisizione, che sarà pagata per 14,5 miliardi di sterline (16 miliardi di euro) in azioni di nuova emissione del gruppo Lse e per i restanti 12,5 miliardi di sterline (13,75 miliardi di euro circa) attraverso il subentro nell’indebitamento di Refinitiv. Secondo la presentazione dell’operazione, l’acquisizione nasce dall’intensione del gruppo Lse di trasformarsi nel principale gruppo di infrastrutture dei mercati finanziari, ampliando la sua impronta globale e accelerando la sua strategia commerciale con nuove offerte ai clienti nel settore dei dati e dell’analisi finanziaria, entrambi ad alto valore aggiunto. Inoltre, la realtà aziendale che emergerà dalla combinazione diversificherà le fonti di ricavo e dipenderà meno dal giro d’affari realizzato in Europa e allargherà la propria base commerciale soprattutto in Nord America e nei Paesi emergenti dell’Asia. Secondo molti analisti, la mossa è stata dettata dalla necessità di Thomson Reuters, azionista di Refinitiv e grande fornitore di informazioni e dati finanziari a livello mondiale, di competere con Bloomberg, la società dell’ex sindaco di New York che è tra i maggiori fornitori mondiali di informazioni, dati e analisi finanziarie.

Dietro la mossa la necessità di entrare nel settore dei dati – Dietro l’operazione c’è la crescente necessità per le società che gestiscono le Borse di diversificare le proprie fonti di ricavo nel settore dei dati e dell’analisi finanziaria, visto il declino del ruolo delle Borse regolamentate sancito in Europa dalla fine dell’obbligo di concentrazione degli scambi sancita dalla direttiva Mifid 1 del 2004. L’attività economica gestita dalle società che gestiscono le Borse consiste sia negli scambi che nella formazione dei prezzi, ottenendo ricavi attraverso le commissioni richieste su entrambi questi servizi. In effetti, questo è ciò che fanno in pratica le società che gestiscono le Borse: coprono i loro costi attraverso una combinazione di commissioni sui dati di mercato e sulle commissioni di esecuzione degli scambi. Questa è una piccola parte di una catena del valore più lunga che comprende fornitori di dati e altri distributori di servizi di analisi dei dati. Si stima che il contributo dei dati di mercato forniti dalle Borse europee rappresenti circa il 15% della spesa europea totale in dati e analisi di mercato. In relazione ai dati di mercato forniti dalle borse valori, l’analisi condotta sulle Borse dalla società di ricerca Oxera a marzo scorso per la Federazione europea delle società di borsa (Fese) ha rilevato che la quota dei ricavi provenienti dai servizi di gestione dei dati di mercato varia tra circa il 20% e il 50% dei ricavi complessivi (realizzati sull’esecuzione degli ordini di scambio e sui dati commerciali) ed è stata relativamente stabile nel tempo: nel 2018 era in media al 31% dei ricavi totali, un valore invariato rispetto al 2017, mentre era al 32% nel 2016 e al 30% nel 2015. I ricavi aggregati dei dati di mercato (delle Borse europee aderenti alla Federazione di settore) sono stati pari a circa 245 milioni di euro nel 2018 e sono aumentati negli ultimi anni di circa l’1% all’anno in termini reali.

L’impatto delle direttive Mifid 1 e 2 sulle Borse europee – La direttiva europea Mifid 1 sui mercati degli strumenti finanziari, emanata ad aprile 2004 e recepita in Italia dal 2007, ha stabilito la fine dell’obbligo di concentrazione degli scambi sulle Borse ufficiali, creando le condizioni regolamentari per una liberalizzazione del mercato degli scambi finanziari e facilitando l’emergere di sedi trasparenti alternative di negoziazione ma anche la crescita del dark trading, ovvero lo scambio di titoli su sistemi di negoziazione “opachi”. Entrambi questi canali, sia quello trasparente che quello opaco, hanno utilizzato la qualità della formazione dei prezzi fornita dalla negoziazione trasparente sulle Borse regolamentate. La direttiva europea Mifid 2, che ha integrato la prima ed è entrata in vigore a gennaio 2018, ha introdotto norme sulla fornitura e i prezzi dei dati di mercato estratti dagli scambi dalle società che gestiscono le Borse. Secondo l’indagine di Oxera per la Federazione delle Borse europee, l’attuale pratica di recupero dei costi delle Borse (in parte attraverso commissioni di esecuzione commerciale e in parte attraverso commissioni di dati di mercato) non pare avere implicazioni negative per il funzionamento dei mercati azionari e dei loro utenti finali, ovvero gli investitori e le società che raccolgono capitali.

L’analisi della Federazione europea delle società di borsa