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Iran: “Abbiamo offerto agli Usa maggiori controlli in cambio di stop a sanzioni. Ma loro non vogliono un accordo”

Il portavoce del ministero degli Esteri, Abbas Mousavi, ha dichiarato che l'offerta è arrivata a luglio durante un viaggio a New York del titolare del dicastero, Mohammad Javad Zarif. La Repubblica Islamica si dice aperta al dialogo, ma avverte: senza collaborazione riprenderanno il disimpegno

Teheran ha teso una mano agli Stati Uniti per cercare di recuperare l’accordo sul nucleare tra Iran e 5+1 (Jcpoa), ma da Washington è arrivato un ‘no’. Almeno a quanto ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Abbas Mousavi, che ha poi accusato gli Usa di “non volere il dialogo” con la Repubblica Islamica. La rivelazione arriva quasi al termine di una giornata schizofrenica per il portavoce che più volte ha ribadito la volontà del governo di aprire a un nuovo accordo, ammettendo anche dei passi in avanti ad esempio nell’atteggiamento dell’Arabia Saudita, salvo poi lanciare accuse contro gli Stati Uniti su una loro mancanza di collaborazione.

Secondo quanto riferito da Mousavi, l’amministrazione Trump ha respinto una proposta iraniana, presentata a luglio dal ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, durante una sua visita a New York in occasione di un evento Onu, che prevedeva ispezioni più severe agli impianti nucleari della Repubblica Islamica in cambio della revoca delle sanzioni contro Teheran. Il tutto sarebbe avvenuto, come previsto dall’accordo, con la ratifica da parte del Parlamento di Teheran del cosiddetto Protocollo Aggiuntivo che permette controlli più serrati e ispezioni senza preavviso nei siti nucleari iraniani otto anni dopo l’entrata in vigore del Jcpoa e grazie alla contestuale revoca delle sanzioni da parte del Congresso Usa: “Se gli Stati Uniti stanno davvero cercando un accordo, l’Iran può far diventare legge il Protocollo Aggiuntivo e allo stesso tempo gli Usa possono portare un piano al Congresso e revocare le sanzioni illegali – ha spiegato Mousavi – Ma come avevamo previsto, (la proposta, ndr) è stata respinta perché sapevamo che non vogliono colloqui o un accordo che avrebbe prodotto un risultato adeguato”.

Già nella prima mattinata, dopo i “costruttivi” colloqui di Vienna di domenica, il portavoce del ministero degli Esteri aveva dichiarato che “il lavoro diplomatico per salvare” l’accordo  sul nucleare “continuerà”, ma “se gli sforzi in atto non porteranno risultati l’Iran farà un nuovo passo” e ridurrà ulteriormente gli impegni assunti nel quadro dell’intesa, come già dimostrato con il superamento del limite di 300 chili di uranio arricchito stabilito dal patto con i 5+1. Il Jcpoa “è importante sia per noi che per gli altri firmatari dell’accordo – ha detto Mousavi – Gli europei hanno contestato l’approccio iraniano riguardo alla riduzione degli impegni, e l’Iran ha criticato duramente l’assenza di misure concrete da parte degli europei”. Poi, il rappresentante di Teheran ha ribadito che l’Iran è aperto al dialogo con gli Usa, oltre a parlare di “segnale positivo” riguardo alle dichiarazioni delle autorità saudite sulle possibilità di parlare con la Repubblica Islamica: “L’Iran ha ripetutamente fatto appello per la soluzione dei problemi tra i Paesi islamici senza precondizioni e accoglie con favore qualsiasi misura che possa avvicinare i Paesi islamici – ha dichiarato – La risposta dell’Iran a ogni segnale positivo sarà positiva”.