Lobby

Ugl, non c’è pace al vertice del sindacato delle destre. Sospeso il vicesegretario defenestrato e volano gli stracci

Paolo Capone nei giorni scorsi ha deferito Giancarlo Favoccia ai probi viri "per salvaguardare il buon nome e l'immagine dell'organizzazione e dei suoi vertici". Il riferimento è probabilmente allo scambio epistolare seguito alla revoca delle deleghe che l'ex numero due dell'organizzazione già guidata da Renata Polvernini attribuisce al suo aver "chiesto conto di come sia utilizzato il patrimonio unitario dell'Ugl"

Il caso Centrella-Polverini-Cetica è nelle mani dei giudici, ma l’Ugl non trova pace. Ai vertici volano ancora gli stracci e le allusioni sul presunto uso improprio del denaro del sindacato. L’ultima puntata riguarda l’ormai ex vicesegretario e responsabile dell’organizzazione dell’ente fresco di revoca delle deleghe. Ora Giancarlo Favoccia è stato anche sospeso cautelativamente da ogni carica e attività sindacale e deferito al collegio dei probiviri dell’organizzazione di destra. La segreteria confederale nei giorni scorsi ha ritenuto la mossa necessaria “per salvaguardare il buon nome e l’immagine dell’organizzazione e dei suoi vertici dalle comunicazioni diffuse da Favoccia” stesso. Il riferimento è probabilmente allo scambio epistolare seguito alla revoca delle deleghe che l’ormai ex vice di Paolo Capone, in una lettera datata 11 luglio 2019 e indirizzata in pratica all’intera organizzazione sindacale, attribuisce al suo aver “chiesto conto di come sia utilizzato il patrimonio unitario dell’Ugl”. In particolare Favoccia punta il dito su forniture esterne, viaggi e spese legali, chiedendo conto della mancata richiesta di autorizzazione per le medesime alla segreteria.

Dall’entourage di Capone, che ben conosce la parabola dei suoi predecessori, le accuse di vengono bollate come pretestuose. Dal canto suo Favoccia respinge in toto i sospetti sollevati a suo carico da un’informativa della Guardia di Finanza di oltre 6 anni fa. Nella quale si riferiva di una carta prepagata nella “esclusiva disponibilità” del sindacalista all’epoca a capo della federazione Ugl Igiene Ambientale e di 330.000 euro prelevati fra Napoli, Panarea e Lipari su cui ancora non è stata fatta chiarezza. “Non ho commesso nessun reato”, è la replica dell’interessato che rivendica di essere “nel giusto” e di “chieder trasparenza con la massima serenità”. E non non esclude di essersi fatto troppi nemici per la sua campagna al culmine del caso Centrella-Polverini-Cetica che portò all’uscita di scena di Centrella e Cetica. Non è infatti ancora arrivata al capolinea l’onda lunga dell’inchiesta deflagrata nel 2014 sull’uso del denaro del sindacato da parte dei vertici, che ha portato alla sbarra gli ultimi tre ex segretari generali del sindacato di destra: Giovanni Centrella, Stefano Cetica e l’attuale deputata di Forza Italia, Renata Polverini.

LA TESTIMONIANZA AL PROCESSO CENTRELLA – Favoccia era ritornato sotto i riflettori qualche settimana fa proprio nell’ambito del processo Centrella. In quei giorni era ancora vicesegretario generale con delega all’organizzazione, numero due di Capone, a sua volta uomo di fiducia del sottosegretario leghista Claudio Durigon. Tuttavia il sindacato aveva avviato un’inchiesta interna che, secondo fonti informali avrebbe portato “a prendere provvedimenti a prescindere dall’esito delle inchieste”. A margine dell’udienza del 23 maggio scorso del processo a Centrella – che ha visto il vicesegretario escusso come testimone della difesa dopo un lungo dibattito – Favoccia a ilfattoquotidiano.it aveva ribadito di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. “L’unica indagine di cui sono a conoscenza è quella relativa ai fatti de L’Aquila”, aveva spiegato il vicesegretario, riferendosi alla denuncia per diffamazione e minacce portata avanti dall’ex segretaria locale Giuliana Vespa, in seguito a una furiosa lite durante un’assemblea sindacale in Abruzzo.

L’INFORMATIVA DELLA GDF – Come ricordato da FqMillennium nel numero di giugno 2019, nel fascicolo delle indagini sull’uso improprio dei fondi del sindacato il cui filone principale è in capo da tempo al pm romano Stefano Pesce, c’è anche un’informativa della Guardia di Finanza che racconta di 330.000 euro passati da un conto corrente della Federazione nazionale Igiene Ambientale di cui Favoccia era segretario, a una carta prepagata intestata al sindacalista, soldi prelevati in larga parte al bancomat. “Quasi sempre sono state eseguite operazioni da 250 euro l’una, nella stessa giornata e presso il medesimo sportello”, si legge nelle carte: 16 prelevamenti il 12.07.2011, 19 prelevamenti il 28.12.2011, 4 prelevamenti il 24.08.2012 a Panarea e 8 prelevamenti il 28.08.2012 a Lipari. Nell’informativa si legge anche che “essendo Giovanni Centrella il legale rappresentate del conto movimentato da Favoccia, non può escludersi allo stato un’eventuale correità delle ipotesi distrattive“. Tradotto: l’ex segretario generale non era esente da responsabilità sull’utilizzo dei soldi del sindacato, seppure a livello periferico.

FAVOCCIA: “ERO L’UNICO AD ACCEDERE AI CONTI CORRENTI” – Fondi che erano però nella completa disponibilità di Favoccia, come lui stesso ha dichiarato durante l’udienza del 23 maggio scorso. A interrogare il vice segretario è stato l’avvocato Francesco Scacchi, che lo scorso anno ha scelto di sostenere la costituzione come parte civile dell’Ugl contro Centrella, pur avendo seguito in fase istruttoria la difesa di Renata Polverini e Stefano Cetica, che stanno dalla parte opposta della barricata. Alla domanda di Scacchi se Favoccia, in qualità di segretario dell’Ugl Igiene Ambientale, prima del 2013 fosse l’unico legittimato a utilizzare il conto corrente assegnato alle federazioni, il testimone ha infatti risposto: “Sì ero l’unico”. Sollecitato dal giudice, poi, ha spiegato il funzionamento delle carte prepagate: “Il segretario generale aveva dato la possibilità di utilizzare le carte prepagate – ha spiegato – Centrella aveva dato le carte prepagate a tutte le federazioni. Ognuno le utilizzava come meglio credeva. Non c’era una direttiva”. E ancora: “Se io vado in un posto per il sindacato, faccio un convegno, sono ospite di un’iniziativa, quando si va a pranzo o si paga in contanti o con la ricevuta e giustificativo di spesa, e poi si fa rendiconto”. Quindi, “la confederazione aveva dei moduli prestampati e noi dovevamo riempire entrate ed uscite”. E la documentazione? “Non veniva richiesta. Ma fisicamente esisteva”. Chi ce li ha ora questi giustificativi? “Ha tutto la guardia di finanza”. Quanto ai prelievi monstre al bancomat  Favoccia parla di “confusione” e di imprecisione dell’informativa sottolineando, in riferimento all’importo complessivo giornaliero, che “era impossibile fare quei prelievi”. Riguardo invece al denaro prelevato in piena estate eoliana, “se se ho prelevato mentre stavo in vacanza, dopo ho rimesso tranquillamente tutto a posto, altrimenti mi avrebbero cacciato 7 anni fa”; replica.  

LE DINAMICHE INTERNE DELL’UGL – La nuova composizione della segreteria generale era stata varata nel novembre 2017. Non è dato di capire come mai l’Ugl abbia deciso solo nelle scorse settimane di aprire una nuova indagine interna quando gli eventuali reati sono a rischio prescrizione. Del resto gli attuali vertici, ormai organici alla Lega di Matteo Salvini e maggioranza rispetto alla corrente forzista che da sempre ha avuto la meglio nel sindacato, puntano in alto. Sia Durigon che Capone, infatti, ambiscono a una candidatura a governatore del Lazio, se e quando l’attuale governatore e numero uno del Pd, Nicola Zingaretti, deciderà di lasciare la presidenza. E l’Ugl è un bacino di consensi troppo importante per le ambizioni locali del Carroccio.