Giustizia & Impunità

Roma, concessi i domiciliari a De Vito. Sorella scrisse: “Questa è una tortura”. Dessì (M5S): “Rabbia ci si ritorce contro”

Il presidente (sospeso) dell'Assemblea Capitolina via da Regina Coeli dopo 3 mesi e mezzo di detenzione. Lui si è sempre detto innocente e gli avvocati ribadiscono: "Contenti di averlo restituito ai suoi affetti, ma saremo felici solo quando sarà pienamente libero"

Marcello De Vito lascia il carcere e va ai domiciliari. Il presidente dell’Assemblea Capitolina, arrestato per corruzione il 20 marzo scorso nell’ambito di un filone d’indagine legato all’inchiesta della Procura di Roma sullo stadio dell’As Roma, torna a casa dopo tre mesi e mezzo di detenzione a Regina Coeli. In favore dell’ex esponente del M5s ha deciso il gip Maria Paola Tomaselli, accogliendo una istanza della difesa e la Procura aveva espresso parere positivo. Nei giorni scorsi aveva ottenuto i domiciliari anche Camillo Mezzacapo ritenuto dagli inquirenti un socio e stretto collaboratore di De Vito. “Siamo soddisfatti dell’accoglimento dell’istanza difensiva – hanno affermato in una nota gli avvocati Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali – e felici che De Vito possa tornare all’affetto dei suoi cari. Allo stesso tempo siamo convinti che si possa preparare al meglio per i prossimi sviluppi processuali. Saremo comunque pienamente soddisfatti solo quando il presidente De Vito riacquisterà la piena libertà e solo dopo che sarà stato chiarito ogni aspetto di questa vicenda“. Fino a questo momento, l’attuale capo (sospeso) dell’Aula Giulio Cesare ha negato qualsiasi accusa, dichiarandosi del tutto innocente sia davanti ai pm che in una lettera inviata nei mesi scorsi alla sindaca Virginia Raggi, con la quale motivava la sua decisione di non dimettersi dal suo ruolo di presidente d’Aula.

La lunga detenzione in carcere del candidato a sindaco di Roma del M5S nel 2013, aveva scatenato una certa polemica politica, esternata nelle scorse settimane dalla consigliera regionale e sorella del politico arrestato, Francesca De Vito. “In Italia – scrisse l’esponente pentastellata il 20 giugno scorso – è consentita la carcerazione preventiva durante le indagini in tre casi: pericolo di fuga e conseguente sottrazione al processo ed alla eventuale pena, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di turbamento delle indagini“. Poi l’accusa: “Differentemente si chiama tortura. Di tanti corrotti, stupratori, assassini, mandati agli arresti domiciliari, o lasciati sui loro scranni, solo a lui è stato riservato un trattamento speciale. Questo non può essere un caso personale ma una vicenda giudiziaria“.

Di certo la vicenda di De Vito – espulso dal Movimento da Luigi Di Maio dopo poche ore dal suo arresto – ha aperto una riflessione nel M5S sul tema del giustizialismo. Ad ammetterlo è il senatore Emanuele Dessì, molto amico di De Vito, che ha commentato a caldo affermando che “Per anni abbiamo intercettato la rabbia della gente e ora una parte di quella rabbia si sta indirizzando anche contro di noi“. In un post su Facebook dal titolo “Bentornato a casa Marcello“, il parlamentare dei Castelli Romani dice: “Sono umanamente felice che torni a casa dalla moglie e dalla figlia. Marcello è stato distrutto anche come uomo, per lui riprendere una vita normale sarà difficilissimo. Quando avrà voglia di vedere qualcuno sarò ben felice di andarlo a trovare, non sono andato quando era in carcere per non togliere spazi di visita alla famiglia”.