Cronaca

Molise, chiude il punto nascite ospedale di Termoli per carenza di medici. Bussetti: “Più posti per corsi di laurea in Medicina”

L'annuncio arriva pochi giorni dopo quello del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, riguardo alla possibilità di inviare medici militari nella Regione per rispondere alla mancanza di personale sanitario

La carenza di medici in Molise ha portato alla chiusura del punto nascite dell’ospedale di Termoli. Pochi giorni dopo l’annuncio del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, riguardo alla possibilità di inviare medici militari nella Regione per rispondere alla mancanza di personale sanitario, il commissario alla Sanità per il Molise, Angelo Giustini, ha firmato il provvedimento dopo aver partecipato a un incontro in Comune, convocato dal sindaco, Francesco Roberti, con oltre 30 amministratori locali e alcuni primari. Il 30 giugno saranno possibili gli ultimi ricoveri di donne in gravidanza, dal 1 al 7 luglio c’è posto per gli ultimi nati, poi le pazienti dovranno decidere a quale ospedale rivolgersi. Intanto il ministero dell’Istruzione ha annunciato l’aumento dei posti per le immatricolazioni ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale in Medicina e in Odontoiatria.

È avvenuto ciò che il direttore generale dell’Asrem (l’Azienda sanitaria regionale), Gennaro Sosto, aveva dichiarato a Ilfattoquotidiano.it di voler evitare in qualsiasi modo: “Siamo lasciati soli a gestire una situazione drammatica – aveva detto ad aprile – Il governo ci dice che non va bene niente. Essendo in piano di rientro ci hanno impedito di richiamare i medici pensionati. Assumerei anche gli stranieri pur di colmare le carenze e non chiudere i reparti, ma non possiamo. Copriamo i turni del pronto soccorso di Agnone con il personale degli altri reparti e medici che vengono da presidi esterni, oltre l’orario istituzionale. Molti però ci hanno detto che non sono più disposti a farlo e per l’estate prevediamo enormi disagi”.

La situazione lo aveva portato a chiedere al governo di “istituire dei percorsi di formazione per le specialità carenti anche negli ospedali molisani, oggi inesistenti” e dove nessuno più vuole andare a lavorare. “I molisani studiano a Roma e poi fanno carriera là”, aveva concluso.

La gravità della situazione era arrivata anche sulla scrivania del ministro Trenta che pochi giorni fa, durante una visita a Campobasso, aveva dichiarato di essere a conoscenza del problema:  “Stiamo esaminando la possibilità di inviare in Molise medici militari per far fronte alla carenza di personale sanitario negli ospedali – aveva detto -, ma al momento non abbiamo ancora trovato una soluzione, stiamo continuando a cercarla”.

Da parte sua, il Miur ha annunciato che per l’anno accademico 2019-20 verranno aumentati i posti per le immatricolazioni ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale in Medicina e in Odontoiatria. Il ministro Marco Bussetti ha firmato oggi i decreti che stabiliscono i posti, aumentando quelli per Medicina e Chirurgia fino a 11.568, contro i 9.779 dello scorso anno, e quelli per Odontoiatria a 1.133, erano 1.096. Il decreto per Medicina e Chirurgia passa ora al ministero della Salute, per essere controfirmato dal ministro Giulia Grillo.

“Su Medicina e Odontoiatria questo Governo sta mantenendo le promesse fatte, portando avanti un’azione strategica, sia nell’interesse dei nostri giovani che del Paese – dichiara Bussetti – Abbiamo aumentato i posti a disposizione degli studenti universitari e continueremo a lavorare in questa direzione. L’Italia ha bisogno di medici, dobbiamo colmare questo vuoto. Chiaramente, è importante che a questo corrisponda anche un incremento delle borse di specializzazione mediche. Ed è per questo che ci siamo mossi su questo fronte”. Poi annuncia anche di avere “aumentato le borse già a partire dallo scorso anno e anche quest’anno abbiamo incrementato le risorse di 100 milioni in Legge di bilancio per finanziare nuovi contratti di formazione. Non ha alcuna utilità avere più laureati se poi non si specializzano e non possono esercitare. Inoltre, siamo impegnati insieme al ministero della Salute, agli Atenei e alle Regioni in una riforma del modello di ammissione ai corsi. È richiesta da anni, è stata molto dibattuta e adesso vogliamo arrivare alle risposte attese”.