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Sea Watch viola il divieto di entrare nelle acque italiane: ecco cosa prevede la legge

Multe da 10mila a 50mila euro e sequestro della nave sono le sanzioni previste per la ong che ha violato le disposizioni del decreto Sicurezza bis. Una motovedetta della Guardia di Finanza le aveva intimato l'alt, ma l'imbarcazione non si è fermata

Il governo italiano le aveva proibito di entrare nelle acque italiane, ma la Sea Watch dopo 14 giorni in mare viola li divieto e arriva in porto a Lampedusa. Un atto che fa scattare per la prima volta contro una ong le misure contenute nel decreto sicurezza bis fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, proprio per contrastare in modo più efficace l’attività delle navi umanitarie.

Sono i primi due articoli, in particolare, ad introdurre alcune novità. Il primo assegna al ministero dell’Interno il potere di “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica” oppure quando si concretizzano le condizioni previste dalla Convenzione Onu sul diritto del mare riguardo al “passaggio non inoffensivo” di una nave perché fa “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”. Nel caso della Sea Watch, l’alt all’ingresso nelle acque italiane è stato intimato da una motovedetta della Guardia di finanza.

Se il divieto di ingresso non viene rispettato – come oggi per la Sea Watch – scatta l’articolo 2 del dl che applica al comandante e, “ove possibile, all’armatore e al proprietario della nave”, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 10mila a 50mila euro. In caso di reiterazione commessa con la stessa nave, si applica anche “la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare”. All’irrogazione delle sanzioni, “accertate dagli organi addetti al controllo, provvede il prefetto territorialmente competente”. Cioè quello di Agrigento per la Sea Watch.