Scuola

Torino, “il congiuntivo non è morto”. E il Comune decide di aprire un corso per tornare a studiarlo (e capirlo)

A dar vita a “Il congiuntivo per tutti” è Paolo Nitti, professore universitario di Linguistica e Didattica delle Lingue a Torino. Da questa settimana venti persone, tra stranieri e non, torneranno sui banchi per imparare a usare il modo ritenuto da sempre il più complicato

Chi pensa che il congiuntivo stia per morire si sbaglia. A Torino, al Centro Interculturale del Comune hanno pensato addirittura di tornare a studiarlo. A mettere in piedi il corso “Il congiuntivo per tutti” è Paolo Nitti, professore universitario di Linguistica e Didattica delle Lingue a Torino. Da questa settimana venti persone, tra stranieri e nativi, torneranno sui banchi per imparare a usare il modo ritenuto da sempre il più complicato.

È la prima volta che il Centro affronta questo tema. Nel corso degli anni precedenti esisteva il corso “Grammatica per tutti” ma, dal momento che si cambia di anno in anno l’offerta formativa in partenariato con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, quest’anno hanno pensato di avviare un approfondimento su uno dei temi più complessi, ovvero il congiuntivo. Tre lezioni per imparare a padroneggiarlo, a usarlo al posto dell’indicativo. Si parte dalle forme verbali e successivamente si vedranno gli usi, si discuterà di problemi legati alla sintassi e alla concordanza verbale e, nel corso del terzo intervento, si discuteranno gli usi più idiomatici, la presenza del congiuntivo in alternanza all’indicativo. “Lo insegneremo attraverso la comunicazione, gli esempi, i dialoghi, glielo faremo sentire e usare. A livello di comprensione, ma anche di produzione. Si tratterà di insegnamento applicato. L’approccio che seguiamo è di carattere induttivo; discuteremo sia delle regole che delle violazioni delle stesse spiegando gli errori”, spiega Nitti.

Curioso sapere che tra i venti allievi, il professor Nitti avrà anche alcuni nativi: si tratta di persone anziane che non hanno avuto la possibilità di studiare, universitari curiosi di rispolverare parte della grammatica italiana e insegnanti di italiano che desiderano approfondire. Tra gli stranieri, invece, troviamo gente che vuole cambiare lavoro, magari in possesso di un titolo di studio universitario acquisito nel Paese d’origine, che desidera migliorare il proprio status sociale. Per esempio badanti che vogliono tornare a fare le segretarie come nel Paese d’origine: “In questo caso – spiega Nitti – l’uso corretto del congiuntivo permette di superare uno scoglio”.

Nitti è convinto che nonostante tutto il congiuntivo avrà lunga vita: “Oggi in Italia è ancora una barriera linguistica: è un modo complesso, difficile, non è intuitivo, sebbene esistano degli usi cristallizzati nella lingua e rappresenti una barriera per gli stessi nativi. Non considero il congiuntivo l’elemento più difficile della lingua italiana, ma indubbiamente è problematico perché è soggetto a tanti usi diversi. Dal punto di vista delle forme verbali presenta parecchie irregolarità. Spesso crea dei problemi di carattere sintattico. Inoltre ci sono problemi di collisione con le forme dell’indicativo presente. Non è, tuttavia, un modo verbale che tende alla morte come molti dicono. È in competizione con l’indicativo, anche se è una battaglia impari. Si nota molto negli usi idiomatici come ‘sia come sia’, ‘vada come vada’”.