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Sblocca cantieri, Cantone: “Dentro ci sono norme pericolose. Nei subappalti si rischiano infiltrazioni mafiose”

Il presidente dell'Anticorruzione sul decreto che arriverà al Senato il 28 maggio: "Norma sui subappalti che ha una serie di rischi collegati alle infiltrazione mafiose ed è pericolosa sul piano della qualità delle opere: è noto che i subappaltatori operano in regime di ulteriore risparmio. Più che al far bene si pensa al 'fare comunque"

All’interno del decreto sblocca-cantieri ci sarebbero norme “pericolose“. A sostenerlo è Raffaele Cantone, presidente dell’autorità Anticorruzione. “Lo sblocca-cantieri ha vari aspetti problematici: semplifica gli affidamenti sotto i 200mila euro, che sono tantissimi negli enti locali, e questa è una norma pericolosa. Prevede eccessive deroghe ai commissari di governo. Poi c’è la norma sui subappalti che ha una serie di rischi collegati alle infiltrazione mafiose ed è pericolosa sul piano della qualità delle opere: è noto che i subappaltatori operano in regime di ulteriore risparmio. Più che al far bene si pensa al ‘fare comunque“, ha detto il numero uno dell’Anac a Skytg 24.

Cantone aveva già criticato il provvedimento nelle scorse settimane. “In questo provvedimento – ha ripetuto – sulle grandi opere c’è pocotranne la norma sui commissari straordinari che è molto pericolosa” per le deroghe concesse ai commissari stessi. “Per le opere fino a 200mila – ha aggiunto Cantone – si lasciano mani libere, oltre questo tetto ci sono procedure ipergarantite: non mi sembra che sblocchi le opere”. Quanto al fatto che Cantone e l’Anac non siano stati sentiti, per un parere, durante la stesura dello sblocca cantieri, “il Parlamento – ha osservato il presidente dell’Anticorruzione – non ha ritenuto in questa fare opportuno sentirmi: è una scelta, non fa nulla. Si vede che non ritenevano utili le cose che avrei avuto da dire. Noi faremo uno studio e lo metteremo a disposizione”. Il decreto Sblocca cantieri arriverà in Aula al Senato  martedì 28 maggio, dopo il voto delle Europee.

Già in passato Cantone aveva lanciato allarmi su decreti del governo. Come quelli sul decreto Genova. “Il primo testo del decreto Genova non prevedeva i controlli antimafia. Fu in sede di audizione in parlamento che segnalai questo aspetto e poi le norme furono inserite. E’ positivo che queste misure siano state utili”, ha detto il presidente dell’Anac, nel giorno in cui è arrivata un’interdittiva antimafia per una azienda impegnata nei lavori di ponte Morandi.

Cantone fu sentito dalla commissioni Trasporti e Ambiente della Camera il 10 ottobre scorso e in quell’occasione segnalò quelle che riteneva delle criticità del decreto Genova, predisposto dopo il crollo di Ponte Morandi. E segnalò il fatto che nel testo – che poi è stato rivisto – era prevista una deroga a tutte le norme extrapenali. Ma questo comportava anche “la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive”, fece notare il numero uno dell’Anac. “Non ritengo di dover sottolineare – aggiunse – i rischi insiti in tale omissione, soprattutto perché vi sono molte attività connesse alla ricostruzione (dal movimento terra allo smaltimento dei rifiuti, ad esempio) in cui le imprese mafiose detengono purtroppo un indiscutibile know how”. La questione fu anche oggetto, in quella stessa giornata, di un botta e risposta con Palazzo Chigi. Successivamente però il decreto fu integrato in sede di conversione di legge.