Fatti a motore

Veicoli autonomi, Leonardo da Vinci li aveva già immaginati oltre 500 anni fa

Il genio toscano oltre 500 anni fa pose le basi del primo mezzo in grado di muoversi senza il traino di animali o altro: il "carro semovente", o quello che Canestrini ebbe a definire "la Fiat di Leonardo"

Leonardo Da Vinci, genio per antonomasia, continua a meravigliare anche a 500 anni dalla sua scomparsa: con le sue idee mai troppo rinascimentali e anzi già futuristiche; con il suo estro miracoloso, che solo nel Cinquecento lo aveva portato a immaginare un modo per far volare l’uomo. Ecco, figurarsi che non avesse già pensato a farlo spostare “autonomamente” su strada…

Proprio l’automobile, termine la cui etimologia riporta al significato di “veicolo che si muove da sé”, sarebbe infatti un’invenzione rinascimentale mai realizzata da Da Vinci: dalle recenti indagini su alcuni dei suoi bozzetti più studiati e grazie a un approccio moderno computerizzato e alle modellazione 3D, è stato possibile riconoscere e definire alcuni elementi che hanno consentito che il cosiddetto “carro movente” di Leonardo venisse realizzato oggi, con un modello realmente funzionante.

Se ne è occupato l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (IMSS) in collaborazione con lo Studioddm di Milano, i quali hanno lavorato sui risultati delle ricerche di Carlo Pedretti e dell’americano Mark Rosheim compiuti sul celebre Codice Atlantico. La scoperta determinante è stata che le molle a balestra riportate sulla parte inferiore del foglio (f.812r, risalente al 1478) rappresentano la regolazione del moto e la programmazione dello sterzo, ma non hanno nulla a che fare con il motore; quest’ultimo, al contrario, era stato immaginato – perché l’intero progetto non fu mai realizzato – nelle due molle a spirale che si trovano nei tamburi sotto il carro. Il foglio in questione riporta due fasi del progetto del genio toscano, con un primo schizzo dell’invenzione nella parte superiore e approfondimento dell’opera in quella sottostante.

Il lavoro dell’IMSS di Firenze ha anche consentito di definire alcuni elementi fondamentali, come il passo della dentatura degli ingranaggi, i diametri delle ruote e ancora i sistemi di trasmissione: ma, in realtà, il primo studioso dell’epoca moderna ad analizzare l’intuizione vinciana fu Giovanni Canestrini, che nel 1936 definì il carro semovente “la Fiat di Leonardo”: Canestrini, tra i fondatori della 1000 Miglia, fornì poi i disegni costruttivi per realizzarne un modellino da esporre nella mostra dedicata alle invenzioni italiane di Leonardo nel 1939.

A quanto risulta dalle ricerche, però, l’automobile del genio toscano non doveva servire a trasportare merci o persone, ma era stata concepita con l’intento più goliardico di far divertire e di stupire gli ospiti della corte medicea di Firenze, presso la quale lo scienziato lavorò a lungo: probabilmente sarebbe rimasto un prototipo, diciamo pure come un concept dei giorni nostri, che alcune volte appaiono proprio tanto futuristici e bizzarri quanto inutilizzabili ai fini pratici.