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Roma, legge regionale M5s-Fi salva l’impero dei Tredicine. L’assessore comunale Cafarotti: “Spero sia una svista”

L’emendamento “incriminato” al Testo Unico per il Commercio (Tuc) del Lazio per dichiarare gli ambulanti esercizi storici è stato presentato dalle consigliere regionali M5s Roberta Lombardi (capogruppo) e Francesca De Vito. Ma la sindaca Virginia Raggi da tempo sta cercando di far spostare camion bar, caldarrostai e urtisti dalle piazze e dai monumenti più importanti

L’impero “ambulante” dei Tredicine e tutto il nugolo di camion bar, caldarrostai e urtisti che invadono il Centro Storico della Città Eterna? Potrebbero essere dichiarati “esercizi storici” per legge (regionale). E dunque restare lì dove sono per molto altro tempo. Con buona pace di Virginia Raggi e della sua giunta capitolina che sta proseguendo l’iter – avviato da Ignazio Marino – per spostare i venditori di panini e cianfrusaglie varie dalle piazze e dai monumenti più importanti. Il problema, per la sindaca, è che a tendere la mano a questo tipo di commercio sui generis è stato proprio il Movimento 5 Stelle. L’emendamento “incriminato” al Testo Unico per il Commercio (Tuc) del Lazio è stato infatti presentato dalle consigliere regionali Roberta Lombardi (capogruppo) e Francesca De Vito, un testo cui si sono aggiunte le firme dei quattro consiglieri di Forza Italia, Antonello Aurigemma, Pasquale Cicciarelli, Giuseppe Simeone e Adriano Palozzi, quest’ultimo rientrato in Consiglio regionale dopo essere stato scarcerato il 5 dicembre scorso (ma rimane indagato); arresto arrivato il 13 giugno 2018 nell’ambito delle indagini sull’impianto di Tor di Valle e dei presunti fondi illeciti incassati dal costruttore Luca Parnasi. “Voglio pensare si tratti di una svista”, ha affermato, ironico, l’assessore capitolino al Commercio, Carlo Cafarotti, intervistato da IlFattoQuotidiano.it. “Noi andiamo avanti per la nostra strada, non ci faremo fermare da un emendamento. La sindaca nei giorni scorsi ha detto chiaramente qual è la linea e noi la perseguiremo”.

L’EMENDAMENTO LOMBARDI-DE VITO – Solo il 25 marzo scorso, Virginia Raggi aveva esultato via social per la sentenza della Cassazione che ha bocciato il ricorso di Alfiero Tredicine, decano della famiglia – fra l’altro coinvolto nella maxi-inchiesta della Procura sulle mazzette nelle licenze a rotazione – presentato contro il provvedimento della Giunta Marino che dava il là al trasloco. Dopo pochissimi giorni, ecco l’emendamento Lombardi-De Vito, che alla voce “locali storici, botteghe d’arte e attività tradizionali” fa rientrare anche “le attività di commercio su area pubblica – si legge nella proposta di modifica – tradizionali o caratteristiche della struttura commerciale del territorio, qualora istituite con appositi atti autorizzativi, da almeno 50 anni, quali i rivenditori di souvenir (c.d. urtisti), bibite e gelati, caldarroste, libri, frutta tipica, granite (c.d. grattachecche), svolte continuativamente in modo da riguardare esclusivamente le merceologie elencate negli atti originali di istituzione, eventualmente adeguate all’evoluzione dei prodotti”.

CAFAROTTI A ILFATTOQUOTIDIANO.IT: “NESSUNO SPAZIO VALE COME IL COLOSSEO” – Il testo presentato in Regione, guarda caso, ricalcherebbe la proposta presentata da Alfiero Tredicine nel novembre scorso, in qualità del sindacato Apre Confesercenti. Anche il Campidoglio era stato travolto dalle polemiche quando diversi stand della Festa della Befana a piazza Navona sono stati riconfermati ai Tredicine. “Si tratta di un discorso diverso – ha detto ancora Cafarotti – qui bisogna tutelare l’immagine della città. Queste attività non devono chiudere, devono essere semplicemente trasferite in luoghi più consoni”. Il testo M5S-Forza Italia prevede il trasferimento in area di uguale pregio economico. “Se parliamo di dimensioni degli spazi – ha aggiunto l’assessore – direi che non ci sono problemi. Ma sfido chiunque a trovare uno spazio uguale per prestigio e resa economica al Colosseo. Ripeto, noi andiamo avanti per la nostra strada”. Come? “Innanzitutto abbiamo dato mandato a tutti i municipi di stabilire aree alternative”. Quindi al Municipio Centro Storico? “No, a tutti i municipi”.

L’INTERPRETAZIONE DEI 50 ANNI – L’ufficio stampa del gruppo M5S in regione (di cui Roberta Lombardi è capogruppo) specifica che “gli esercizi cui si indirizza il provvedimento sono quelli che hanno delle licenze con più di 50 anni” mentre, secondo le informazioni acquisite dai consiglieri, gli esercizi riconducibili alla famiglia Tredicine sarebbero “al massimo risalenti a 30 anni fa”. Dunque, secondo i pentastellati alla Pisana “è errato parlare di norma salva-Tredicine”. Ma il ragionamento non convince il Campidoglio. “Se l’emendamento non intacca nulla, a che serviva presentarlo”, sostiene l’assessore Cafarotti. Fra l’altro, il Dipartimento commercio del Comune di Roma ha presentato dei dati sul settore e che vedono licenze anche vecchissime (sicuramente precedenti al 1969) acquistate e rivendute diverse volte, anche da esponenti della famiglia.

LA SITUAZIONE DEL COMMERCIO AMBULANTE IN CENTRO – D’altronde, il “suk” del Centro Storico è sotto gli occhi di tutti e puntualmente denunciato da tutti i comitati che si occupano di Città Storica. Anche la Procura di Roma ha più volte acceso i riflettori sul settore. Di quelli che nella Roma del dopoguerra erano i “caldarrostari”, i “porchettari” o gli “urtisti” che vendevano oggetti religiosi, oggi non c’è quasi più traccia. Da almeno 10-15 anni, a gestire nei fatti la stragrande maggioranza di queste attività sono subentrati soprattutto migranti provenienti da Pakistan e Bangladesh, anche per via dell’accordo che la famiglia Tredicine avrebbe – secondo le informative della Polizia Locale – stretto con la Comunità bengalese di Roma. Ma non è solo questo il punto. Anche la qualità dei prodotti è cambiata. Gli urtisti, ad esempio, sono da oltre 200 anni legati alla Comunità Ebraica, grazie a una bolla papale che dava loro la possibilità di vendere oggetti religiosi. Oggi, accanto a qualche crocifisso e qualche immagine di Padre Pio, sui banchi vi sono souvenir di ogni tipo, anche di dubbio gusto.

LA TEORIA DEL FUOCO AMICO – Lo scontro sui “bancarellari” riapre anche il tema della guerra intestina al M5S, in particolare fra Roberta Lombardi e Virginia Raggi. Nel suo aplomb istituzionale, Cafarotti ammette: “Cosa sta accadendo nel M5S? Non lo so, sono un tecnico, ma ho chiesto alla sindaca Virginia Raggi di domandare spiegazioni. Lei farà tutti i passi necessari con il movimento per provare a definire una linea comune. Noi di certo manterremo la barra dritta”. L’assessore parla di “svista”, ma in Campidoglio sale la convinzione di trovarsi davanti a un “fuoco amico”. I rapporti fra Raggi e Lombardi non sono mai stati idilliaci ma sono peggiorati decisamente dopo l’arresto di Marcello De Vito, quando la sindaca è andata in tv a dire che “Lombardi e De Vito non mi hanno mai amata”. In effetti, sull’asse pentastellato Regione-Comune di iniziative discordanti ce ne sono state parecchie. Prima della vicenda ambulanti, c’era stata la vicenda della commissione d’inchiesta – aperta dal consigliere Marco Cacciatore – sulla revoca del cda Ama, iniziativa fortemente contestata dalle “raggiane” Gaia Pernarella e Valentina Corrado, che però nel gruppo regionale sono minoranza. “Non ho visto commissioni d’inchiesta aperte dai nostri consiglieri regionali sui disastri di Zingaretti relativi alla vicenda dei rifiuti”, aveva commentato, polemicamente, il consigliere capitolino Pietro Calabrese.

Articolo aggiornato da Redazione web alle 19.30 del 29 aprile 2019

Per errore in una prima versione di questo articolo la famiglia Tredicine è stata indicata come famiglia “Sinti” e si è affermato che il sig. Alfiero Tredicine, definito come “decano della famiglia Sinti”, è coinvolto nella maxi-inchiesta della Procura sulle mazzette nelle licenze a rotazione. Al contrario Tredicine non è mai stato indagato. Per questo motivo, su segnalazione dei suoi legali, gli elementi riportati per errore sono stati modificati.