Nel nord Italia l’inverno secco non ha portato sufficiente acqua, le riserve di neve sulle montagne sono scarse e primi effetti si cominciano a sentire in regioni come il Veneto e il Piemonte, dove si riscontrano già problemi per l’irrigazione delle colture. Negli ultimi 4 mesi il Cnr-Isac ha registrato un calo del 50% delle precipitazioni attese. Dati allarmanti dalla Liguria all'Emilia-Romagna in continuità con gli ultimi anni e destinati a peggiorare
In un nord Italia sempre più caldo in inverno, le conseguenze immediate sono sui ghiacciai in costante arretramento e sulle riserve d’acqua che dovrebbero garantire il flusso di fiumi e laghi e che ogni anno vengono gradualmente a mancare. Così all’inizio della primavera il livello è come quello estivo e l’assenza di piogge non aiuta a tamponare l’emergenza idrica a cui si sta andando incontro. In Emilia Romagna e non solo, come dichiarato da Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di Distretto del fiume Po (AdbPo), attraverso i dati dell’Osservatorio dell’Autorità, “la perdurante assenza di precipitazioni significative mantiene critiche le condizioni del fiume Po, con medie giornaliere registrate nelle sezioni misurate inferiori a quelle registrate negli anni di riferimento precedenti”. La situazione è a livelli critici e anche sul delta del Grande Fiume si cominciano a sentire gli effetti devastanti dell’intrusione salina. “Stante le attuali portate del fiume a Pontelagoscuro – spiega Berselli – l’intrusione salina nei rami del delta nelle condizioni di alta marea nei prossimi giorni può raggiungere gli 11 chilometri di penetrazione nei rami di Pila e di Goro.”