Musica

Marco Greco, il disco d’esordio celebra il mistero dell’amore. Che la musica può afferrare

L’omonimo disco d’esordio di Marco Greco è un inno all’amore, un sentimento cantato da diverse angolazioni, con un timbro vocale caldo che accarezza le parole. Marco Greco, vincitore del premio Fabrizio De Andrè, al suo debutto vanta già una collaborazione con Federico Zampaglione nella bellissima bonus track, Sconosciuti. Album prodotto dal compianto Fausto Mesolella, scomparso prima di poter terminare il lavoro, pubblicato solo sulle piattaforme digitali su etichetta Joe & Joe. E al produttore è dedicata la delicata Il maestro sta in cielo. Chi l’ha conosciuto sa che questa era la risposta che il musicista casertano dava a chi appunto lo definiva maestro. Un disco maturo, per essere un esordio, e ricco di sentimento come il trascinante singolo Cercami qui, che l’ha lanciato. Dodici ballad in cui il suono folk del mediterraneo incontra quello sudamericano, creando Una musica che ferma il tempo.

In Sconosciuti duetti con Federico Zampaglione, com’è nato l’incontro?

Ci siamo incontrati a una masterclass sulla scrittura di canzoni. Ho suonato un paio di miei brani chitarra e voce e ho visto Federico appassionarsi subito. Da lì è nata una bella amicizia e poi una collaborazione artistica, tutto facilitato dal fatto che abitiamo a due passi l’uno dall’altro e quindi spesso ci facciamo lunghe schitarrate.

Chi sono i cantautori che più ti hanno influenzato?

Tanti, italiani e non: Lucio Dalla, Domenico Modugno, Paolo Conte, Lucio Battisti ma anche Bob Dylan, Leonard Cohen, Léo Ferré. Poi, ascolto tantissima musica anche al di là dei cantautori: la musica sudamericana, il flamenco, la musica greca fino ai grandi maestri della musica da film: Louis Bacalov ed Ennio Morricone. Poi faccio una mia sintesi.

Cosa pensi della nuova scena cantautore?

Non mi ci sento a mio agio. Sento per lo più canzoni fatte in serie cantate da voci tutte uguali e arrangiate con sonorità che strizzano l’occhio alla moda del momento. Manca l’autenticità e il coraggio di puntare sull’unicità. Ci sono tante eccezioni ovviamente, ma devono lottare e faticare il doppio per emergere.

Con chi ti piacerebbe collaborare?

Daniela Pes. Una cantautrice di Tempio Pausania con una voce unica e una musicalità molto particolare in cui si sente l’energia della sua terra, la Sardegna, arricchita con un sound di respiro più internazionale. Lei è una di quelle eccezioni di cui parlavo prima. Un’artista coraggiosa.

A Fausto Mesolella hai dedicato Il maestro sta in cielo, cosa ti ha lasciato?

Tantissimo, sia da un punto di vista artistico che umano. Lavorare a questo disco insieme mi ha insegnato tantissimo su cosa significhi cercare la Bellezza dentro la musica senza farsi distrarre da logiche meno nobili, togliere il superfluo per valorizzare. L’essenza. In quella canzone ho racchiuso tutta la stima e l’affetto per un artista unico e per una persona genuina che mi ha lasciato un segno indelebile.

Tutte le canzoni di questo dico sembrano scritte per una donna. Chi è la tua musa ispiratrice?

Mi piace esprimere con le canzoni la sostanza misteriosa della vita, che a parole rimane inafferrabile. Credo che la musica e le canzoni servano proprio a questo: raccontare la magia e il mistero della vita, senza pretendere di svelarlo. In questo senso l’incontro tra un uomo e una donna porta con sé un segreto infinito che solo una musica veramente bella può raccontare. Possiamo parlare per ore, giorni e mesi di che cosa sia l’amore senza mai riuscire ad afferrarlo veramente; la musica, se è bella, può riuscirci in pochi minuti.