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Venezuela, Maduro revoca a Guaidò la carica di presidente del Parlamento

Il controllore generale Amoroso ha annunciato l'ineleggibilità a ogni carica pubblica per 15 anni dell'autoproclamato presidente del Paese ad interim. La replica: "Miserabile" Dopo più di due mesi la situazione continua a rimanere in una fase di stallo, con una nuova manifestazione convocata per sabato e le tensioni tra Washington e Mosca

Juan Guaidò non è più il presidente del Parlamento venezuelano. Il regime di Nicolas Maduro ha revocato la carica all’autoproclamatosi presidente ad interim del Paese e riconosciuto da diversi Stati occidentali. Elvis Amoroso, controllore generale del Venezuela (con funzioni equivalenti a quelle della Corte dei Conti), nominato dall’Assemblea nazionale costituente a maggioranza chavista, ha annunciato oggi l’ineleggibilità di Guaidò a ogni carica pubblica per 15 anni. “Si deve essere molto miserabili – ha replicato Guaidò – per chiamare in causa non so da dove un personaggio designato da un’istituzione che non esiste”.

A più di due mesi dalla proclamazione di Guaidò come presidente ad interim, la situazione in Venezuela continua a rimanere in una fase di stallo. Proprio Guaidò ha convocato per sabato una nuova manifestazione contro i continui blackout nel Paese che hanno portato al quarto giorno consecutivo di chiusura di scuole e uffici. La mobilitazione chiederà ancora una volta “la cessazione dell’usurpazione” da parte di Maduro. “Non possiamo restare passivi” di fronte a quanto succede, ha sostenuto Guaidò, annunciando che il 6 aprile si realizzerà una simulazione della cosiddetta ‘Operazione Libertad’, il cui obiettivo è appunto una mobilitazione in tutto il Paese con una marcia che potrebbe giungere fino al Palazzo di Miraflores, sede del Potere esecutivo e residenza di Maduro. Tutto questo, ha concluso, “con senso di urgenza, perché dobbiamo uscire il più presto possibile da questa crisi in cui ci fatto sprofondare il regime”.

Nel frattempo continuano le tensioni tra Washington e Mosca, dopo l’arrivo a Caracas di aerei mandati dal Cremlino carichi di armi e di soldati e l’annuncio fatto da Nicolas Maduro della firma di oltre 20 accordi di cooperazione in settori di comune interesse con la Russia. Quello di una progressiva occupazione per rafforzare l’influenza russa in un’area che da sempre viene considerata ‘il cortile di casa’ dell’America è oramai più di un sospetto e potrebbe diventare l’ennesimo smacco di Vladimir Putin ai danni del presidente americano. Per questo Donald Trump mercoledì ha tuonato “fuori la Russia dal Venezuela” e ribadito “al 100% il nostro sostegno a Juan Guaidò”.

“Russia e Cuba, giù le mani dal Venezuela”, scrive su Twitter il segretario di Stato americano, Mike Pompeo. “Maduro chiede che non vengano messe le mani sul Venezuela mentre invita le forze di sicurezza di Cuba e Russia, in modo che lui e i suoi complici possano continuare a saccheggiare il Venezuela. E’ ora che le istituzioni venezuelane prendano posizione per la propria sovranità”, dice Pompeo.