Lobby

Deutsche Bank e Commerzbank, Berlino preme per la mega-fusione. I timori di stampa e opposizioni: ‘Un gigante malato’

Il ministero delle Finanze guidato da Olaf Scholz spinge per unire i due istituti, indeboliti da scandali e difficoltà, per scongiurare la vendita a concorrenti stranieri. Mentre dall'Italia arrivano accuse di un tentativo per aggirare il bail in, i principali quotidiani tedeschi si interrogano sull'efficacia dell'operazione. I Verdi: "Può diventare un fosso senza fondo per il bilancio dello Stato"

“Prendila, altrimenti se la prende qualcun altro”. Questo è nella sostanza quello che il governo di Berlino ha detto a Christian Sewing, l’amministratore delegato di Deutsche Bank. La ricostruzione la fa Die Welt, lo stesso quotidiano tedesco che domenica scorsa ha rivelato l’esistenza concreta di un progetto di fusione tra la banca di Francoforte e Commerzbank. Una fusione da cui nascerebbe il secondo maggior istituto dell’Eurozona con asset per 1.900 miliardi di euro e che piace al governo di Angela Merkel, tanto da aver spinto Olaf Scholz a ritirare fuori il progetto da un cassetto impolverato del ministero delle Finanze, dove era stato sepolto dalle brutte esperienze del suo predecessore Wolfgang Schäuble con i mercati finanziari. Ora però Berlino preme per ribattere questa strada: di fronte alle debolezze dei due istituti, teme di dover affrontare una nuova crisi bancaria proprio nell’anno delle elezioni europee. Ma l’altra grande paura è quella di perdere Commerzbank, di cui lo Stato tedesco è azionista per il 15,6%, dopo gli interessi mostrati da Bnp Paribas e, scrive Die Welt, anche da Unicredit.

Il governo vuole una banca nazionale forte e l’aumento della pressione sulla fusione da parte della politica è la vera novità di questi giorni. Una notizia che in Italia è stata interpretata da molti come un tentativo di Berlino di aggirare il bail in. Il problema degli aiuti di stato si presenterebbe più che altro dopo l’unione dei due istituti, sostiene sempre Die Welt. Il governo, spiegano molte fonti da Francoforte sulla stampa tedesca, preme per mettere in sicurezza le due banche in previsione di una congiuntura difficile e quindi proprio per evitare di doversi trovare in futuro nella posizione scomoda di dover gestire una procedura di salvataggio con perdite per azionisti e obbligazionisti. Restano comunque perplessità sulla legittimità e sulle prospettive di successo dell’operazione, peraltro condivise dall’Autorità bancaria europea, come ha riferito il Financial Times citando proprio i rappresentanti dell’Eba.

Critiche e perplessità arrivano anche dai partiti di opposizione, specialmente dopo che il ministro Scholz con poche parole – “Sì, le consultazioni sono in atto” – ha ammesso lunedì che sta effettivamente lavorando al progetto di fusione. “Con l’unione di Commerzbank e Deutsche Bank, la Germania crea un nuovo gigante bancario malato che è troppo grande per fallire”, avverte sulle pagine dell’Handelsblatt Lisa Paus, deputata dei Verdi. Il maggiore quotidiano economico tedesco dà ampio spazio anche Stephan Szukalski, rappresentante chiave dei lavoratori nel consiglio di vigilanza di Deutsche Bank: “Per noi è notevole se lo Stato, che è anche il più grande azionista di Commerzbank, nel suo duplice ruolo esercita tale pressione per una misura ovviamente economicamente insensata che innanzitutto costerebbe migliaia di posti di lavoro”. Secondo Handelsblatt infatti, una fusione potrebbe portare alla cancellazione di minimo 30mila posti di lavoro.

“La lezione appresa dalla crisi finanziaria è che le mega-banche che sono troppo grandi per fallire possono diventare un fosso senza fondo per il bilancio dello Stato”, ha detto il portavoce della politica di bilancio dei Verdi, Sven-Christian Kindler, al Tagesspiegel. Preoccupazioni condivise dall’esperto di finanze dei Liberali, Otto Fricke. In Germania manca una grande banca competitiva a livello internazionale in grado di competere con le istituzioni statunitensi ed europee. Tuttavia, il fatto che una “Deutsche Commerzbank” unita possa svolgere questo ruolo è messo in dubbio dagli esperti del settore, scrive sempre il principale quotidiano di Berlino: l’idea del governo federale di unire i due istituti nazionali “è superata“, sottolinea Fricke.

Scalfita da scandali e miliardi di sanzioni, la Deutsche Bank ha registrato una leggera ripresa nel 2018 per la prima volta dopo quattro anni. Nel mezzo il prezzo dei credit default swap sulle obbligazioni Deutsche Bank – in pratica contratti di assicurazione contro il rischio di insolvenza dell’istituto – si è impennato in breve tempo e secondo fonti da Francoforte citate da Die Welt proprio questo ha convinto Berlino di “quanto fosse pessima la banca”. Dall’altra parte c’è Commerzbank che è a metà strada di una ristrutturazione destinata a durare ancora almeno un anno e che è già stata salvata nel 2009 da interventi statali per un totale di 18,2 miliardi di euro.

Da qui l’idea di una fusione che, scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung, è guidata principalmente dal ministro delle finanze Scholz in persona dal suo segretario di Stato Jörg Kukies, ex numero uno di Goldman Sachs in Germania. I colloqui sarebbero ancora in uno stadio iniziale e coinvolgerebbero una cerchia ristretta di persone, riportano le fonti. Il governo è convinto che se nessuna delle due banche è stata ancora venduta a concorrenti stranieri, questa sia l’ultima chance per formare un nuovo istituto privato in Germania che potrebbe avere una possibilità sul mercato mondiale. Se Commerzbank finisse in altre mani, Deutsche Bank dovrebbe accontentarsi di un ruolo da grande banca regionale: con queste argomentazioni Scholz avrebbe convinto l’ad Sewing della possibilità di una fusione, scrive Die Welt.

Dal punto di vista di Berlino però, il tempo è un nemico. Alla fine di maggio verrà eletto un nuovo Parlamento europeo. Il governo federale teme nuove maggioranze a Bruxelles che potrebbero bloccare il progetto. Alcuni fonti del quotidiano sottolineano che ci si trova in una zona grigia dal punto di vista legale. Sia al ministero che a Francoforte si sta lavorando anche a questo problema e si parla di esenzioni e modifiche legislative. La convinzione è che non ci siano altre buone opzioni per il settore finanziario tedesco.