Società

Caramelle non ne voglio più, soprattutto da Trenitalia

Correva l’anno 1972 e le donne, attraverso la suadente voce di Mina, avevano già messo in guardia i corteggiatori assillanti e privi di fantasia pregandoli di evitare inutili salamelecchi da cascamorto e parole, parole, parole che tradivano tattiche e strategie messe in atto già troppe volte e con troppe altre donne. “Caramelle non ne voglio più” diceva una maliarda signora Mazzini ad un insistente Alberto Lupo ed il messaggio fu talmente chiaro da far cessare una volta per tutte l’insulsa abitudine maschile di irretire le donne con confezioni di dolciumi e cioccolatini che avevano determinato la più massiccia ed endemica diffusione della pelle a buccia d’arancia del dopoguerra. Altro che benessere da boom economico, la cellulite che ci ritroviamo su cosce e fianchi è frutto della mutazione genetica avvenuta nelle nostre mamme dopo l’abbuffata di caramelle Dufour, quelle che, per intenderci, facevano “du du” e hanno ispirato tanti uomini che non sapevano cosa regalare e qualcuno di loro anche nella scelta del nome per il cane. Intendiamoci, “le rose e i violini” non sono mai passati di moda ma le caramelle, se una le vuole, si va a comprare quelle senza zucchero e non le accetta più nemmeno dalla nonna centenaria.

Detto ciò, a chi verrebbe mai in mente di regalare caramelle ad una donna per il suo compleanno o onomastico, per San Valentino o per la festa della donna? A nessuno o meglio quasi a nessuno. Perché sul sito di Trenitalia ieri è comparso un annuncio che sembrava uno scherzo ma non lo era affatto: “In occasione della Festa della Donna il prossimo 8 marzo sui treni Frecciarossa e Frecciarossa 1000, se sei una cliente e viaggi in Executive o se acquisti un Menù Easy Gourmet o usufruisci del servizio Bar o del Ristorante, riceverai in omaggio una caramella gelèe Caffarel al limone”. Con tanto di postilla: offerta valida l’8 marzo 2019 salvo esaurimento scorte.

Cioè, non solo l’idea di regalare una caramella al limone è l’iniziativa più micragnosa della storia di tutte le promozioni aziendali ma le poveracce che come la sottoscritta viaggiano in classe standard e non gradiscono i menù plastificati o i panini di polistirolo del bar a bordo treno e si portano nel lunch box una bella amatriciana, non hanno diritto nemmeno al misero cadeaux. E se per una volta decidono di ordinare un tramezzino al servizio ristorante pagandolo come un club sandwich di Antonino Cannavacciuolo e la scorta di caramelline è già andata esaurita, non ne hanno diritto nemmeno in quel caso.

Inevitabilmente alcuni utenti social hanno fatto lo screenshot dell’annuncio e lo hanno pubblicato su Facebook e Twitter scatenando un’ondata di commenti ironici e sarcastici e la compagnia ferroviaria ha pensato bene di rimuovere l’annuncio. Forse si è trattato di un messaggio subliminale per dirci che le cose si ottengono solo con fatica e sudore, lacrime e sangue? Siccome siamo abituate a combattere e in qualche caso pure a morire in nome della parità di genere, dei diritti, contro la violenza sulle donne e il femminicidio, per avere una caramella al limone il minimo è pagare un biglietto da 300 euro in Executive.

Se è successa una cosa come questa, non ci sarebbe da meravigliarsi se lo slogan per convincerci che la Tav è cosa buona e giusta recitasse così: “Se la linea Torino-Lione verrà completata entro l’8 marzo del 2030, l’8 marzo e solo per quel giorno tutte le donne che viaggeranno in prima classe saranno omaggiate di un gianduiotto nel tratto italiano e di un bicchiere di bianco frizzante nel tratto francese”. Con postilla: lo champagne è assolutamente fuori budget, 15,8 miliardi di euro sono già stati una bella spesa.