Diritti

Genova, il Tar dà torto al Comune: sì al manifesto contro l’obiezione di coscienza dei medici

Il tribunale amministrativo regionale della Liguria ha dato ragione all'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, la cui campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” non lede alcun diritto, come invece sostenuto dal Palazzo di città del capoluogo per dire no all'affissione dei cartelloni

Dai prossimi giorni anche Genova sarà tappezzata dai manifesti “Testa o croce? Non affidarti al caso” mirante a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici. A decidere che la campagna dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti non lede il buon gusto e garantisce il rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona è la sentenza, pubblicata il 3 marzo, dal tribunale amministrativo regionale della Liguria.

La vicenda che vede da una parte lo Uaar e dall’altra il Comune di Genova ha avuto inizio a dicembre quando una nota del direttore dell’ufficio affissioni e pubblicità comunale comunicava il rifiuto a concedere gli spazi invitando l’Uaar a rivedere i contenuti della campagna. Secondo l’amministrazione comunale il manifesto era “lesivo della libertà di coscienza individuale nonché dei diritti delle confessioni religiose”. Un no sostenuto, secondo gli uffici di palazzo Doria, dall’articolo dieci comma due del Piano generale degli impianti pubblicitari dove si specifica che “il messaggio di qualsiasi natura, istituzionale, culturale, sociale, commerciale, non deve ledere il buon gusto, deve garantire il rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona, non deve comportare discriminazioni dirette o indirette, né contenere alcun incitamento all’odio basato su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale e non deve contenere elementi che approvino, esaltino o inducano alla violenza contro le donne”. Tutti principi e valori che secondo il presidente della Camera di consiglio Luca Morbelli, non sono stati lesi. Il Tar nella sua sentenza, infatti, ribadisce che “il messaggio (dello Uaar ndr) ha inteso promuovere la scelta consapevole, meditata e razionale del proprio medico di fiducia limitatamente al tema dell’interruzione di gravidanza, rendendo in questo modo cosciente il pubblico del fenomeno dell’obiezione di coscienza”.

Una vittoria per lo Uaar: “Accogliamo questa notizia con grande soddisfazione – spiega Adele Orioli, segretaria dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti – e sin da subito ci metteremo al lavoro per tappezzare Genova di manifesti. Sarà un’occasione che certo non ci faremo sfuggire per continuare a difendere i diritti di tutte e tutti. La questione dell’obiezione di coscienza del personale medico è infatti di grande importanza e attualità”. Basti pensare ai numeri relativi all’obiezione di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza che si confermano anche per l’ultima annata disponibile (il 2017) alti a livello nazionale: 68,4% dei ginecologi e 45,6% degli anestesisti con punte altissime in alcune regioni; in Molise dove i ginecologi obiettori sono il 96.4% o in Basilicata dove sono l’88%; ma anche a Bolzano dove è obiettore l’85% dei ginecologi e il 63.3% degli anestesisti”. La campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” ha campeggiato negli ultimi mesi su manifesti sparsi su tutto il territorio nazionale: da Bologna a Ragusa, da Ravenna a Savona, da Palermo a Biella, da Cagliari ad Ancona.