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Salario minimo, Di Maio a Zingaretti: ‘Spero in convergenza con lui’. La replica: ‘Processi politici non si fanno con furbizie’

Il vicepremier M5s tenta l'apertura di un dialogo con il neo-leader del Pd sul disegno di legge n. 658 presentato in Senato a prima firma di Nunzia Catalfo e in discussione in Commissione Lavoro dal 16 gennaio. In serata il premier Conte ha chiamato il leader dem per congratularsi per il risultato delle primarie

Domenica i complimenti di Roberto Fico. Oggi l’invito di Luigi Di Maio e la telefonata di Giuseppe Conte. Il cambio di leadership nel Partito Democratico non lascia indifferente il Movimento 5 stelle, che in giornata ha lanciato diversi segnali al neo-segretario Nicola Zingaretti. Un invito alla collaborazione su un tema di sinistra come il salario minimo è arrivato al governatore della Regione Lazio dal vicepremier: “Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori – ha detto il capo politico del 5 Stelle – Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un’ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”. La risposta, tiepida, dei leader dem è arrivata in serata: “I processi politici non si fanno con le furbizie“.

Il testo di cui parla Di Maio è il disegno di legge n. 658 presentato in Senato il 12 luglio 2018 a prima firma di Nunzia Catalfo e in discussione in Commissione Lavoro dal 16 gennaio. Partendo da un provvedimento culturalmente “di sinistra“, il vicepremier ha tentato l’apertura di un dialogo con il leader del Pd, un avversario in più in vista delle europee ma anche una possibile sponda parlamentare attraverso la quale aumentare il pressing su Matteo Salvini. Una mossa che potrebbe avere un triplice obiettivo. Da un lato punterebbe a “stanare” sin dalle prime ore il “nuovo Pd”; dall’altro sarebbe un modo, sia pur in maniera solo teorica, per aprire un nuovo canale di interlocuzione alternativo all’alleanza con il Carroccio: quel “doppio forno” sul quale, nei giorni successivi le elezioni, il M5S ha a lungo puntato sulla base del fatto di essere il gruppo parlamentare largamente più numeroso. La proposta confermerebbe, in terzo luogo, un leggero cambio di rotta della linea post-Regionali: puntare su temi sociali, su toni più sobri e su una proposta politica che, in vista delle europee, eviti di appiattire il Movimento alla Lega. Con un obiettivo: arrivare almeno secondi alle urne del 26 maggio. Sfida, quest’ultima, che con Zingaretti segretario potrebbe essere più difficile.

L’appello tiene conto della vocazione ecumenica cui è improntata l’azione amministrativa imposta alla Pisana dal governatore, da sempre capace di parlare con la sinistra dei movimenti, dei centri sociali, della lotta per la casa e del sindacato di base in primis ma anche con i 5 Stelle e perfino con Forza Italia. Una vocazione al confronto che in molti intravedono alla base del rinnovato atteggiamento sul tema del reddito di cittadinanza: “Non lo abolirei – aveva detto il 28 febbraio l’allora aspirante alla segreteria dem durante il confronto su Sky con Maurizio Martina e Roberto Giachetti – sono favorevole a sussidi per la povertà. Lo cambierei radicalmente, e farei investimenti per creare posti di lavoro”.

La prima replica alla proposta di Di Maio era arrivata nel pomeriggio dal fronte renziano: “Il ministro Di Maio è sempre sbadato – aveva replicato il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci – È il M5S che se vuole, potrà votare il disegno di legge sul salario minimo che nel maggio scorso ha presentato il nostro collega Mauro Laus“. “Caro Marcucci, non mi sfugge affatto il ddl Laus sul salario minimo – la risposta di Stefano Patuanelli, capogruppo 5 Stelle a Palazzo Madama – e ho purtroppo anche ben chiaro che negli anni in cui siete stati al Governo, nonostante le innumerevoli promesse, non avete fatto assolutamente nulla in merito”.

Il primo segnale di quello che pare un cambio di atteggiamento dei 5 Stelle era arrivato da Roberto Fico: “Auguri di buon lavoro al nuovo segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti”, aveva scritto su Twitter il presidente della Camera la sera del 3 marzo, quando i risultati delle primarie dem erano ormai chiari. Questa sera è stata la volta di Giuseppe Conte: secondo fonti di Palazzo Chigi il presidente del Consiglio ha chiamato a telefono il neo segretario del Pd per congratularsi per il risultato delle primarie.

Per ora Zingaretti resta tiepido. Un esempio: le prime mosse del leader dem hanno dato un’indicazione netta su quella che sarà la linea su un tema delicato come la Tav, contro la quale il M5s si batte fin dalle origini: nel primo appuntamento nelle vesti di leader del Pd, Zingaretti ha incontrato il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino. “Un incontro con il presidente del Piemonte Chiamparino e con chi qua si batte per il futuro dell’Italia – ha aggiunto il neo segretario dem – vuole essere simbolicamente il primo atto di una nuova fase del Pd”. Una nuova fase che riparte dal sì senza se e senza ma all’Alta Velocità Torino-Leone: “I bandi non si interrompano, sarebbe criminale pensare di perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro”. “L’Italia deve ripartire – ha aggiunto – abbiamo alle nostre spalle nove mesi di propaganda, di confronti, di selfie, ma questo Paese è di nuovo in ginocchio. La Tav è un simbolo di come non ci si deve comportare rispetto alle aspettative di futuro”.