Giustizia & Impunità

Penalisti contro governo: ‘Valori Carta vissuti come intralcio’. Ermini (Csm): ‘Populismo mina separazione dei poteri’

Nella seconda giornata del XXII Congresso di Magistratura democratica in corso a Roma, il vicepresidente del Csm (deputato renziano) attacca l'esecutivo al pari del presidente dell'Unione camere penali Gian Domenico Caizza

La seconda giornata del congresso di Magistratura Democratica si è aperta così come si era chiuso la prima: critiche al governo e, in particolare, alla Lega del vicepremier Salvini. Se ieri era stata Maria Rosaria Guglielmi, segretaria di Md, a scagliarsi contro il Carroccio e le sue politiche, oggi gli attacchi sono arrivati da Gian Domenico Caizza, presidente dell’Unione camere penali, e dal vicepresidente del Csm David Ermini. Durissime, in particolare, le parole di Ermini, secondo cui “la saldatura tra populismo e sovranismo“, quando “si fa potere di governo” mette in crisi “i capisaldi della democrazia costituzionale e dello stato di diritto, alimentando politiche del rancore e della chiusura e agitando l’ideologia moralistica della volontà popolare“. Per il deputato del Pd, il risultato delle “dinamiche che si stanno sviluppando a livello nazionale e soprattutto europeo” è il “passaggio traumatico dal ‘mondo di ieri’, un passato di espansione dei diritti fondamentali e individuali, all’incognita di un presente giuridicamente regressivo, declinante verso il giustizialismo e povero di tutele”.

Non solo. A detta del deputato democratico di stretta osservanza renziana, il populismo nello “scardinare le regole” “mette in crisi la separazione dei poteri, l’indipendenza della magistratura e delle autorità di controllo, con il rischio di trascinare il processo democratico verso l’abisso della dittatura della maggioranza”. “In un quadro del genere, governato dalla mistica della legittimazione popolare”, per Ermini il rischio è quello di sgretolare l’argine “della giurisdizione”. Per questo motivo, vanno denunciati “i guasti di una visione ordalica e sommaria della giustizia” e “di un’ottica secondo cui la decisione del giudice viene valutata secondo fuorvianti e inesistenti legami con idee di popolo dal significato emotivamente ambiguo, più vicine all’immagine della piazza o della folla”. Il rischio vero che “si annida nelle pulsioni populiste e nell’idea di una giustizia da asservire alla demagogia“, a detta del vicepresidente del Csm sta nella “corrosione della giurisdizione, alimentando sfiducia e intaccando la credibilità dei magistrati” e rivendicando “l’essenza della funzione giurisdizionale quale risposta alle istanze di tutela dei diritti. Senza cedere a pressioni mediatiche, pubbliche o di altra natura”. “Il rischio nel clima di antagonismo emotivo tra popolo ed élite – ha concluso Ermini – è che certe reazioni siano in realtà percepite come egoismi di casta”.

Non più morbide le critiche del presidente dell’Unione camere penali Gian Domenico Caizza: “Ci auguriamo che venga esercitato il potere di sottoporre le nuove leggi al vaglio costituzionale. C’è già una produzione normativa del governo che merita di essere sottoposta alla Consulta” ha detto, aggiungendo che “oggi i nostri avversari sono coloro che ritengono i valori della Costituzione un incidente di percorso fastidioso“. Scendendo nel particolare, Caizza ha sottolineato che “il decreto Salvini ha riattivato, con nessuna probabilità di incidenza concreta, figure di reato minime come l’accattonaggio molesto, il parcheggiatore abusivo: insensatezze che non hanno altro senso se non quello di esprimere nelle leggi il fastidio, dare una rilevanza penale al fastidio”. A detta di Caizza “non servirà a nulla dal punto di vista repressivo, ma è la cifra più significativa, anche davanti a misure strabilianti come quelle sui permessi di soggiorno“.

A sentire il presidente dell’Unione camere penali, “se arriviamo in Parlamento alla proposta di referendum propositivo anche in materia penale, è chiaro quale sia la cifra scelta dalle istituzioni: assecondare le paure, scaricarle sulla legislazione penale e sul processo penale, condizionarne gli esiti, pretendere risposte immediate alle paure e alle angosce. Il populismo non è un fatto nuovo – ha detto -, da sempre accompagna la vicenda penale, l’aspettativa di punizione delle condotte devianti comporta una pressione sulla giurisdizione, da un lato, e sul legislatore e sulla politica, dall’altro. Ma quello che sta accedendo ora è un fatto nuovo. Perché qui il valore del populismo penale viene rivendicato come matrice e come obiettivo politico. Questo – ha spiegato Caizza – candida il processo penale a smarrire del tutto le proprie regole. Il processo non è luogo dei conflitti sociali, ma dove si accertano le responsabilità individuali“.