Politica

Decretone, il senatore Fi mostra gilet da steward con la foto di Di Maio. Il vicepremier M5s: “Io almeno ho lavorato”

Il senatore Antonio Saccone (Fi), al termine del suo intervento, ha ricordato una delle attività lavorative svolte dal vice premier (assente dall’aula) prima dell'ingresso in politica, quella di steward negli stadi. Grida dai banchi M5s e la presidente del Senato stigmatizza. Di Maio replica: "Saccone campa di politica da 20 anni cambiando la casacca, a seconda della convenienza. Io sono orgoglioso di aver lavorato". Ok alle modifiche del governo contro i "furbetti del divorzio" e sul monitoraggio del reddito. Votazione finale mercoledì

Momenti di tensione in aula a Palazzo Madama durante l’esame degli emendamenti al decreto su Reddito di cittadinanza e quota 100. Il senatore Antonio Saccone (Fi), al termine del suo intervento, ha ricordato una delle attività lavorative svolte dal vice premier Luigi Di Maio (assente dall’aula) prima di entrare in politica, quella di steward negli stadi. E dopo aver ironizzato sul suo appoggio ai gilet gialli francesi e aver ricordato invece il significato dei gilet azzurri di Forza Italia, Saccone ha mostrato un gilet arancione con la foto del capo M5s e la scritta ‘steward’.  

Il fatto ha provocato l’immediata reazione della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha biasimato la “manifestazione da stadio” nel Senato della Repubblica, mentre dai banchi M5s si levavano grida “buffone, buffone…” sovrastate dagli applausi dei collegi forzisti di Saccone. Il gilet è stato quindi sottratto al senatore dal questore Antonio De Poli, prontamente intervenuto. Di Maio nel pomeriggio ha risposto con un post su Instagram: “Saccone fa il politico da una vita passando da destra a sinistra. Nel 2001 diventa presidente del Municipio di Roma II con il centro destra. Poi viene eletto consigliere con Veltroni. Poi si ricandida con Rutelli. Poi diventa coordinatore dell’UDC del Lazio nel 2018 diventa senatore e si iscrive al gruppo parlamentare di Forza Italia. Uno che campa di politica da 20 anni, cambiando lui il gilet, o meglio la casacca, a seconda della convenienza, che mi sbeffeggia perché nella mia vita ho lavorato! Fantastico! Io sono orgoglioso di aver lavorato! Di aver fatto lo steward, di aver fatto il muratore e di aver fatto il cameriere. Prima la gente come lui, con questa mentalità classista, era quella che al governo decideva le politiche sul lavoro dell’Italia. Ora ci siamo noi. Per noi chi fa un lavoro normale come il cameriere o lo steward ha gli stessi diritti e la stessa dignità di tutti gli altri”.

In Aula al Senato era iniziato da poco l’esame degli emendamenti al decretone, che contiene le misure del reddito di cittadinanza e Quota 100. Il voto finale è previsto per mercoledì 27 febbraio. Tra le modifiche apportate in mattinata c’è quella contro i ‘furbetti del divorzio‘ e per l’accesso al reddito di cittadinanza degli stranieri extracomunitari. Gli emendamenti prevedono da un lato un “apposito verbale della polizia municipale” che certifichi le separazioni o i divorzi avvenuti dopo il primo settembre 2018 e dall’altro che chi proviene da Paesi extra Ue faccia certificare dal Paese di origine la situazione patrimoniale e reddituale e la composizione del nucleo familiare, certificato che va tradotto in italiano e validato dal consolato italiano. Esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non è possibile ottenere la certificazione. Confermata anche l’esclusione per 12 mesi dal reddito del solo soggetto che si dimette volontariamente, anziché di tutta la famiglia.

Passa anche all’emendamento che recepisce le obiezioni del Garante della privacy che dovrà essere sentito dal ministero per la scrittura del decreto che disciplinerà il monitoraggio. La modifica prevede quindi che lo Stato possa monitorare “i soli importi complessivamente spesi e prelevati” dalla carta del reddito. Le ore di servizi socialmente utili nei Comuni cui saranno obbligati i percettori del reddito di cittadinanza potranno arrivare a massimo 16 complessive settimanali, con l’accordo delle parti.

Confermato poi il via libera, già arrivato dalla commissione Lavoro, al limite minimo di stipendio sotto il quale i beneficiari del reddito non saranno tenuti ad accettare un’offerta di lavoro: la busta paga dovrà essere di almeno 858 euro al mese, il 10% in più rispetto al reddito massimo percepibile da un single. Approvata dall’assemblea anche la modifica che prevede che i familiari di persone disabili siano tenuti ad accettare un’offerta di lavoro solo se entro i 100 chilometri dalla loro residenza. Per i genitori di figli minorenni, anche se separati, l’offerta di lavoro va accettata solo se entro i 250 chilometri dalla residenza, anche alla terza offerta. L’esonero in questo caso vale massimo per due anni di percezione del beneficio.