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Tav, Travaglio replica a Delrio: “Non dobbiamo restituire nulla all’Ue, perché non ci finanzia prima della fine dei lavori”

Confronto vivace a Otto e Mezzo (La7) tra il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e il deputato Pd Graziano Delrio sul Tav Torino-Lione.
Travaglio obietta all’ex ministro dei Trasporti, leggendo un documento dell’Osservatorio sull’Alta velocità, diretto dal commissario Paolo Foietta: “Era il dicembre del 2017 e la presidenza del Consiglio era quella di Paolo Gentiloni. E c’è scritto: ‘Non c’è dubbio che molte previsioni fatte 10 anni fa in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali della Ue, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica. Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni'”. E questo perché?” – continua il direttore del Fatto – “Perché tra l’Italia e la Francia dal 2001 al 2016 il traffico merci è calato del 17,7%, sia su ferrovia (- 71%), sia su strada. Lei somma Ventimiglia con Frejus, sono due cose come le mele e le pere: non possono andare insieme, perché le merci che vanno a Ventimiglia sono dirette verso la Spagna e quindi continueranno a passare da Sud, e non da Nord”.

E aggiunge: “Quindi, voi state difendendo un’opera che non serve a nulla, perché già quello che c’è, sia per i passeggeri, sia per le merci, è più che sufficiente e ce n’è pure da vendere per il fabbisogno che c’è. Semplicemente non volete nemmeno prendere atto del fatto che il vostro Osservatorio di governo, presieduto dall’ottimo architetto Foietta, ha dichiarato due anni fa la bancarotta di quell’opera. Solo che poi ha detto di farla lo stesso. E io sarei pure favorevole se fosse gratis, ma, dato che ballano 15 e forse 20 miliardi, io ci penserei due volte prima di impegnare un cantiere 15 anni e di buttare via tutti quei soldi”.

Riguardo alle eventuali penali in caso di mancata realizzazione, Travaglio smentisce Delrio: “Le penali non sono scritte in nessun trattato e sono escluse nei contratti con le società. La Ue ci finanzia chiavi in mano quando abbiamo finito le opere, quindi non può chiederci soldi indietro perché non ce li dà in anticipo, ma alla fine dei lavori. E lei lo sa benissimo”.