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Brexit, Tusk: “Chi l’ha promossa vada all’inferno”. Farage: “È un paradiso e ci libererà da bulli come lui”

Le dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo arrivano alla vigilia di un nuovo incontro a Bruxelles con la premier britannica Theresa May. E scatenano le polemiche. Downing Street: "Si chieda se questo linguaggio sia utile". Juncker prova ad abbassare i toni: "L'inferno? È la Commissione Ue"

Per il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk c’è un “posto speciale all’inferno” per chi ha promosso la Brexit senza un piano per portarla a termine. Alla vigilia di un nuovo incontro con la premier britannica Theresa May a Bruxelles, dove la leader Tory prova a salvare l’accordo per uscire dall’Unione EuropeaDonald Tusk si scaglia contro i Brexiteers e scatena una bufera. “Mi chiedo a cosa somigli quel posto speciale all’inferno per coloro che hanno promosso la Brexit senza neppure una bozza di piano di come portarla a compimento in sicurezza”, ha detto il presidente del Consiglio Ue parlando a fianco del premier dell’Irlanda, Leo Varadkar, che May incontrerà venerdì. Dichiarazioni che il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha provato a smorzare: “Sono meno cattolico del mio buon amico Donald – ha detto -. Lui crede fortemente nel paradiso, e quindi all’opposto anche nell’inferno, io credo nel paradiso e non ho mai visto l’inferno, se facciamo eccezione per il tempo in cui ho fatto il mio lavoro qui. È un inferno”.

“Sulla stampa britannica le daranno problemi terribili per questo”, ha avvertito Varadkar lasciando il palco, accolto da una risata di Tusk. E così è stato. “Tusk dovrebbe chiedersi se ritiene che l’uso di questo tipo di linguaggio sia utile”, ha commentato un portavoce di Downing Street. Toni molto accesi dall’euroscettico Nigel Farage: “La Brexit è un paradiso. Dopo ci libereremo di bulli non eletti e arroganti come lei e gestiremo il nostro Paese”, ha twittato. Il partito nordirlandese Dup, alleato di governo di May, ha bollato Tusk come “diabolico, euro-maniaco” e la sua leader lo ha accusato di essere “deliberatamente provocatorio”. Il Brexiteer Tory Peter Bone, invece, ha denunciato un “insulto completamente oltraggioso”.

A pochi giorni dal divorzio, in programma per il 29 marzo, il polacco Tusk ha anche ribadito la posizione di Bruxelles: “L’accordo di ritiro non è aperto per rinegoziazioni” e “spero che domani sentiremo dalla premier Theresa May un suggerimento realistico su come porre fine all’impasse”. Ma è sulle dichiarazioni dure sull’inferno che si sono concentrate le reazioni. A Bruxelles May incontrerà sia Tusk sia il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, con il quale ci sarà anche il capo negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier. La visita della leader Tory si è resa necessaria dopo che a gennaio il Parlamento britannico ha bocciato a maggioranza l’accordo di uscita che May e Ue avevano raggiunto a novembre. La stessa Camera dei Comuni, poi, ha dato a May mandato per ridiscutere alcuni punti, in particolare il backstop.

I 27 hanno chiarito più volte che non intendono riaprire i negoziati sull’accordo di uscita, che contiene l’enunciazione del backstop, mentre sarebbero aperti a discutere del contenuto della dichiarazione politica sulla futura relazione Londra-Ue, che accompagna l’accordo. Il backstop è la disposizione che mira a evitare il ritorno di una frontiera fisica tra l’Irlanda e la provincia britannica dell’Irlanda del Nord. Si tratta di una sorta di ‘assicurazione’ che dovrebbe entrare in vigore se, al termine del periodo di transizione post divorzio, Regno Unito e Ue non dovessero ancora essersi accordati sui futuri rapporti: in quel caso il Regno Unito resterebbe in un “territorio doganale unico” con l’Ue, il che limiterebbe la capacità di Londra di negoziare dei trattati commerciali con Paesi terzi.

“Oggi il nostro compito principale è di evitare una Brexit con no-deal” ma “un senso di responsabilità ci dice anche di prepararci a un possibile fiasco”, ha detto Tusk, ribadendo appunto che l’Ue “non farà alcuna nuova offerta” e che l’accordo non è aperto per essere rinegoziato. Dando poi appoggio al premier irlandese Varadkar, il cui governo ha sottolineato l’importanza di mantenere un confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord dopo la Brexit, Tusk ha assicurato che l’Ue “non si prenderà dei rischi con la pace” al confine irlandese rimuovendo il backstop dall’accordo. Varadkar, dal canto suo, ha ringraziato Tusk, riaffermando l’importanza del backstop: “Ci aspettiamo che non verrà mai usato, ma oggi abbiamo nuovamente concordato sul fatto che è necessario come garanzia legale per assicurare che non ci sia un ritorno di un hard borde