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Attualità

Sanremo 2019, breve storia (pettegola quanto basta) del festival dal 1983 al 2014 - 2/6

l festival della canzone italiana sotto i riflettori e dietro le quinte. Breve storia in due puntate, pettegola quanto basta, dell'odiosamata kermesse

1988 – Figli di Bubba

Gruppi e ammucchiate canore, a seconda dei casi, irripetibili o improbabili. È irripetibile, nel 1988, il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi che vince a mani basse con l’inno buonista Si può dare di più (immancabile la parodia, “Si può darla di più”, destinata a questa o quella protagonista dei film a luci rossastre). Improbabili, ma deliziosi, i Figli di Bubba (il giornalista Roberto Gatti, il critico Alberto Tonti, i comici Enzo Braschi e Sergio Vastano, i musicisti Mauro Pagani e Franz Di Cioccio, il produttore Roberto Manfredi). Cantano Nella valle dei Timbales: “Andrò laggiù nella valle dei timbales/ tra peones, marones, salmones, daiquiri e bonbons/ laggiù dove la femmina è procace/ vivace, mordace, fugace, vorace lo so/ laggiù senza il 740/ Celentano non canta/ la Carrà non c’è più”. Per Beniamino Placido è la canzone di Sanremo 1988 (vince Massimo Ranieri con Perdere l’amore). Da segnalare la doppietta di Fiorella Mannoia Quello che le donne non dicono (1987) e Le notti di maggio (1988). Nel luna park degli orrori, Nostalgia canaglia di Al Bano e Romina. Il festival del 1987 ha il record di sempre nello share, nel 1988 presenta Beppe Grillo: è rimasto in quarantena per un anno a causa di una battuta sui socialisti, ma è tornato subito, anche se sul “bando perenne” dalla Rai costruirà una carriera teatral-politica: il chiagne e fotte, in Italia, è sport e scienza nazionale.

https://www.youtube.com/watch?v=7H86acbryG4

https://www.youtube.com/watch?v=K_Gb-19ufDY