Fatti a motore

Claudio Baglioni e la guida autonoma: “Mi preoccupa più di Sanremo”

Il direttore artistico della 69esima edizione del Festival di Sanremo che prende il via il 5 febbraio è testimonial della campagna sulla sicurezza stradale lanciata da ACI e FIA, e al mensile L'Automobile ha confessato le sue perplessità riguardo alle auto che si guidano da sole

“Sarà pacifica o belligerante la coesistenza tra auto tradizionali e driverless?” si chiede Claudio Baglioni, in un’intervista pubblicata sul mensile dell’ACI, “L’Automobile”, in cui parla del connubio particolare tra auto e musica (che lo riguarda molto da vicino), e delle sue paure relativamente alla guida autonoma.

Baglioni, che per il secondo anno consecutivo si ritrova alla direzione artistica del Festival di Sanremo, ammette: “la guida autonoma un po’ mi preoccupa, per alcuni squilibri che non sarà così facile ricomporre”, riflettendo su “chi deciderà cosa fare in caso di scelte estreme e se le nuove auto saranno più morali o immorali di noi”.

Domande di grande attualità nell’ambito automobilistico, perché la guida autonoma è un argomento che fa già discutere molto, tanto negli Stati Uniti – dove le sperimentazioni su strade pubbliche sono oramai all’ordine del giorno, quanto in Europa – dove ottenere i permessi per effettuare questi test è ancora piuttosto complicato. E di certo, gli incidenti che si sono verificati lo scorso anno, con protagoniste auto Uber, Tesla e Waymo, hanno evidenziato alcune falle nei sistemi di sicurezza, che hanno contribuito a rallentare i processi normativi per regolamentare la presenza di auto a guida autonoma sulle strade.

Quando a guidare non è “nessuno” e si verifica un incidente, “la responsabilità su chi deve ricadere?”, si chiede ancora il cantautore romano che nel 1973 cantava “la mia Camilla non è che pisti, 70, 80, 90, 100” nell’album “Gira che ti rigira amore bello”. Il 45 giri aveva in copertina proprio Camilla, la Citroen “due-cavalli” color giallo paglierino di Baglioni: auto che in breve tempo divenne un’icona per i ragazzi degli anni Settanta e per quanti vedevano nella “piccolezza” (di dimensioni, di consumi e di prezzo) della prima Double-chevron, un simbolo di contestazione e opposizione al capitalismo.

Come detto, un rapporto, quello tra musica e auto, che per Claudio Baglioni è sempre stato significativo e che, nel corso della sua vita, ha rappresentato gioie e dolori: nel 1990, infatti, un grave incidente stradale avuto a bordo della sua Porsche gli fa riportare delle ferite a volto, mani e lingua. Le ultime, in particolare, minacciavano di compromettergli la carriera canora. Oggi, per ACI e FIA, Baglioni è testimonial della campagna di sensibilizzazione “Dieci secondi che possono cambiarti la vita” e, parlando ancora della sicurezza sulla tecnologia di guida autonoma, dice: “il progresso non si può né deve fermare, è vero ma bisogna assolutamente evitare che possa essere lui a fermare noi”.