Ambiente & Veleni

Il casco in bicicletta non va reso obbligatorio, indossarlo non salverà più vite. Mettiamocelo in testa

Ammetto di essere tra quei ciclisti urbani che non amano troppi armamentari addosso. Il casco è una (piccola) protezione in più e va benissimo consigliarlo. Ma non è salvavita e non va reso obbligatorio. Un caschetto leggero di plastica non può arginare la strage stradale dei ciclisti investiti e uccisi perlopiù dai mezzi a motore. In compenso avrà l’effetto perverso di penalizzare gli utenti deboli (e non inquinanti) della strada, che seppur investiti e feriti, potrebbero vedersi negati i risarcimenti, con la motivazione che non avevano il casco.

L’obbligo del casco darebbe una mazzata all’uso libero e illimitato delle bici in zone urbane (compreso bike sharing) e la diminuzione delle bici porterebbe a un aumento del traffico motorizzato, con relativo incremento di incidenti safety in numbers, “più bici ci sono, meno incidenti avvengono tra tutti gli utenti della strada”). Anche una video-inchiesta del Guardian intitolata “Perché costringere i ciclisti a indossare il casco non salverà vite” sottolinea gli effetti negativi dell’obbligo.

Secondo l’Istat, poi [in caso di incidente] “i ciclisti con ferite gravi alla testa sono l’8% del totale, mentre automobilisti e pedoni subiscono ferite di questo tipo nel 40% e 39% dei casi rispettivamente. Forse è meglio mettersi il casco prima di prendere l’auto [e prima di attraversare la strada]”.

La Danimarca e l’Olanda, le nazioni più ciclabili del mondo, non prevedono il casco obbligatorio per chi pedala. Nemmeno in Germania, in Belgio, in Finlandia, in Norvegia il casco è obbligatorio. Erik Sandblom, l’autore di una ricerca svedese al riguardo, sottolinea che quando gli incidenti in bici avvengono a velocità ridotte i ciclisti sono in grado di mettere le mani avanti e ripararsi la testa. Per gli urti a velocità più elevata, o contro le auto, i caschi sono superflui perché non abbastanza resistenti.

Lo studio svedese conferma anche il calo dell’uso della bicicletta tra gli scolari: i dati sulla quota di spostamenti scolastici in bicicletta mostrano una caduta dal 33% del 2006, un anno dopo l’entrata in vigore della legge, al 29% del 2012. In Italia, finora, il casco non è mai stato obbligatorio, ma periodicamente torna la fatidica ossessione: “mettiamo il casco ai ciclisti!”. Il governo del cambiamento ha presentato ben due emendamenti a riguardo alla modifica del Codice della strada. Uno d’iniziativa di deputati leghisti, che chiede l’obbligo del casco per tutti i ciclisti anche adulti. L’altro della senatrice del Movimento 5 stelle Elvira Lucia Evangelista, che chiede l’obbligo del casco solo per i minorenni. D’altro canto si vuole alzare il limite di velocità in autostrada, permettendo alle auto di lanciarsi alla folle velocità di 150km/h (con automobilisti al volante ovviamente senza casco). Due azioni insensate che hanno la stessa logica: sempre più libertà alle auto, sempre più vincoli per i ciclisti, con la velata illusione che bene o male, in qualche modo, se c’è un incidente, sono gli utenti deboli della strada che se la son cercata.

“In caso di incidente non c’è casco che tenga: si muore per ben altre lesioni e ci vorrebbe uno scafandro a prova di bomba per proteggere i bambini in bicicletta! Or bene ve lo chiedo per pietà: basta con questa storia del casco obbligatorio e dateci città sicure”, protesta Giulietta Pagliaccio, presidente della Fiab. La sicurezza si ottiene rendendo la strada più fruibile a tutti: 30km/h su tutte le strade urbane, incroci sicuri per i ciclisti (casa avanzata ai semafori), controlli della velocità più severi, priorità a pedoni e ciclisti, senso unico eccetto bici, promozione della mobilità pedonale e ciclabile e del trasporto pubblico, incentivi a chi va al lavoro in bici (legge Bike to work), limitazioni del traffico motorizzato con Ztl e/o aree pedonali in tutti i centri storici e nei pressi delle scuole.

Invece di tutto questo, il Governo sforna una norma da brivido: la Legge di stabilità 2019 (articolo 1, comma 103) obbliga i Comuni a permettere l’accesso delle auto elettriche (o ibride) nelle zone pedonali e ztl. Anche se inquinano di meno, le auto elettriche uccidono tanto quanto le auto a benzina, sottraggono spazio, deturpano il paesaggio. Lasciarle scorrazzare nelle zone pedonali è pura follia. Dopo la protesta indignata di Associazioni e Comuni,il sottosegretario ai trasporti dell’Orco fa marcia indietro e scarica la responsabilità sulla Lega. (A quanto pare i 5 Stelle non avevano letta la norma prima di approvarla fatto sta, per cambiare una legge ora ci vorrà tempo. E nel frattempo?)