Politica

Manovra, per me la trattativa con l’Europa è stato un flop. Il Salvimaio è alla frutta

Tanto rumore per nulla. La trattativa con l’Unione europea (della quale si sa davvero poco se non che l’Italia vi è arrivata in ordine sparso, non riuscendo a tessere un minimo di alleanze internazionali o quantomeno a presentare un’unica faccia interna) sta partorendo un topolino di dimensioni davvero microscopiche. Somme ridicole e condizioni insopportabili per il reddito di cittadinanza, forti riduzioni per coloro che optassero per la pensione anticipata. Il flop è evidente e, questo sì, di dimensioni davvero gigantesche. Presto risulterà chiaro a tutti gli italiani e allora si spera che qualcuno rispolveri il gilet, giallo o, meglio ancora, rosso.

Risultano deluse le aspettative dei milioni di ingenui che, votando Cinquestelle, hanno voluto esprimere in buona fede il proprio auspicio di una palingenesi che facesse piazza pulita dell’ancien régime dei Renzi e dei Berlusconi. La scelta di allearsi con Matteo Salvini si è rivelata, com’era chiaro fin dall’inizio a chi avesse un minimo di sale in zucca, del tutto catastrofica. Unico risultato concreto di questo governo la vendetta consumata nei confronti dei poveri immigrati “irregolari”. Riace, un miracolo di buongoverno e di integrazione, è ridotta a un deserto che qualcuno, per parafrasare Tacito, ha chiamato “sicurezza”. Aumenta il numero dei derelitti abbandonati al freddo e all’addiaccio. Sul piano internazionale si conferma la storica sudditanza nei confronti degli Stati Uniti e della Nato, confermata fra l’altro dal voto di condanna della Russia alle Nazioni Unite sulle faccende ucraine. Si conferma peraltro anche la linea di favore alle imprese private assistite, abbassando le tasse, confermando gli appalti delle grande opere e prevedendo nuovi contributi a pioggia, magari mascherati da reddito di cittadinanza.

Data tale situazione stanno maturando in fretta le condizioni per il ritorno in grande stile del centrodestra puro e duro al governo. E’ estremamente probabile che subito dopo le elezioni europee o forse anche prima, l’ineffabile Matteo Salvini, dopo aver cordialmente salutato un pregiudicato minore sugli spalti del San Siro torni al suo amplesso prediletto, quello con il pregiudicato italiano per eccellenza, il Cavalier Silvio Berlusconi, con contorno di Meloni e altra frutta decisamente non di stagione.

I Cinquestelle paiono allo sbando. Si tratta del resto di una classe politica raccogliticcia, dove non mancano le persone brave e competenti, ma anche i casi umani. L’unica, paradossalmente, sembrerebbe quella di augurarsi che Grillo sappia riprendere in mano la situazione sostituendo Di Battista a Di Maio, e riprendendo quindi un dialogo costruttivo con il Pd dove sembra ineluttabile l’affermazione di Nicola Zingaretti e fortemente auspicabile la dipartita definitiva del cosiddetto Bomba (un kamikaze che con la sua azione suicida ha prodotto le macerie della sinistra, anche se la miccia covava da tempo). Un’ipotesi, questa del dialogo costruttivo fra un Pd rinnovato e i Cinquestelle desalvinizzati, che auspicano da tempo spiriti illuminati e politici accorti, dal direttore del Fatto Travaglio a Massimo Cacciari al vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio.

Ipotesi auspicabile, ma il nerbo dell’avvenire appare ancora altrove. E precisamente nelle lotte sociali che si stanno scatenando ovunque in Europa dalla Francia del pessimo Macron (una parodia di Luigi XVI che come si sa finì ghigliottinato) all’Ungheria del dittatore “sovranista” Orban e che occorre sperare che facciano presto una loro forte apparizione in Italia. Anche per dare modo di emergere a una sinistra totalmente rinnovata nei metodi, nei contenuti e nelle persone da quella che si arenò, non molti anni addietro, sulle aride spiagge del centrosinistra e sulle disastrose scogliere del renzismo. Infiniti lutti e dispiaceri adducendo all’orfano popolo italiano. Nelle lotte sociali, peraltro, è anche l’avvenire di questa Europa, che rischia anch’essa di naufragare definitivamente nelle paludi del neoliberismo e che dovrebbe invece riscoprire, ma sul serio, gli ideali dell’uguaglianza e della solidarietà.