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Autonomia, Stefani (Lega): “Bozze pronte, ma non ho risposte da ministri M5s. Quando Conte firma decreto? Saperlo…”

La titolare del dicastero per gli Affari Regionali e le Autonomie, in un'intervista a Libero, accusa i Cinquestelle di fare resistenze sul tema delle maggiori competenze a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. E minaccia: "Ho in mente una cosa per sbloccare la situazione"

Quando il premier Giuseppe Conte firmerà il decreto? “Ah, saperlo…”. “Io ho fatto il mio”, ma “non ho avuto riscontri dai ministeri di Salute, Ambiente, Giustizia. E poi da Lavoro e Sviluppo economico, i dicasteri di Luigi Di Maio“. Cioè tutti ministeri del Movimento 5 stelle. A lanciare l’accusa in un’intervista a Libero è Erika Stefani, ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie della Lega. Il tema è appunto proprio quello dell’autonomia caro al Carroccio, dopo i referendum dell’ottobre 2017 con cui Lombardia e Veneto hanno chiesto maggiori competenze su 23 materie. Alle due regioni amministrate dalla Lega si è aggiunta, per ora, l’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini (Pd). Soprattutto l’anima leghista del governo vorrebbe arrivare presto a un decreto ma, questo fa intendere Stefani, da parte dei pentastellati sarebbero cominciate alcune resistenze.

“Appena mi sono insediata ho subito convocato i governatori Attilio Fontana e Luca Zaia, più l’emiliano Bonaccini, per portare in Consiglio dei ministri le loro richieste”, spiega la ministra a Libero. La questione le sta a cuore, “sono veneta e nasco nella Lega”, perciò vuole chiudere in fretta e lancia “un appello al governo ad accelerare”. “Altrimenti… non lo dico, prima lo faccio e poi lo dico”, minaccia Stefani.

“Io ho fatto il mio – ribadisce la ministra – ho chiuso i tavoli tecnici già a settembre, il 2 ottobre ho presentato al governo la bozza d’intesa per il Veneto e il 22 ho depositato quella per la Lombardia”. Poi “ho mandato la mia proposta a tutti i ministeri competenti invitandoli a prendere posizione e redigere un testo integrativo che definisca nel dettaglio le competenze, che sono 23 per il Veneto e per la Lombardia e poche meno per l’Emilia”, spiega Stefani.

E qui il M5s avrebbe messo in atto le sue resistenze. “Alcuni ministeri hanno risposto, altri invece no“, rivela la ministra. E quelli colpevoli di ritardo, secondo la sua versione, sono tutti a guida Cinquestelle. “Sarebbe brutto se il M5s non ascoltasse i lombardi e i veneti, anche perché i grillini credono nello strumento referendario e non possono non prestare ascolto al voto di milioni di cittadini. Il mio sottosegretario, Stefano Buffagni, è lombardo”, incalza Stefani. Che poi torna a minacciare: “Io sono positiva, ci siamo. In caso contrario comunque ho in mente una cosa per sbloccare la situazione”.

“Il premier Conte – continua – tre settimane fa si è preso l’impegno in Consiglio dei ministri di fare andare avanti il processo di autonomia ma non tutti l’hanno preso in parola“. Libero le chiede quindi quando arriverà il decreto. “Quando Conte lo firma”, risponde. Quando? “Ah, saperlo… Certo, come afferma la sentenza della Corte Costituzionale che ha ammesso la consultazione veneta, quando il popolo chiede legittimamente di fare una cosa attraverso il referendum, esso ha potere costituente quindi il governo deve rispondere e risponderà a questa istanza, che ha rilievo costituzionale”, sottolinea Stefani. Il quotidiano le chiede se a questo punto medita un ricorso alla Consulta. “Ma no… Sono avvocato, so che armi usare, il ricorso non avrebbe alcun senso. Ma qualcosa farò“, chiude la ministra, ancora con una minaccia.