Cultura

Prima della Scala, un quarto d’ora di applausi per l’Attila di Verdi. Trionfo per Mattarella, quasi 3 minuti di ovazioni: “La cultura è baluardo di democrazia”

L'inaugurazione della stagione lirica promossa a pieni voti, festa per tutti i protagonisti. Ovazioni per il capo dello Stato. Sala: "Milano gli vuole molto bene". Per il governo presenti Tria e Bonisoli: "Questa città è la prima della classe". E poi i milioni di spettatori in tv e i commenti social su twitter: "Uno del Nord che scende a Roma per distruggere tutto? Praticamente Salvini"

Quindici minuti di applausi per Attila: l’opera verdiana che inaugura la stagione scaligera è la più apprezzata dal pubblico degli ultimi anni. L’allestimento novecentesco di Davide Livermore convince, ma il più applaudito in sala è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: gli ospiti hanno battuto le mani verso il palco reale per oltre due minuti. Il capo dello Stato è stato accolto dal sovrintendente Alexander Pereira e dal sindaco Beppe Sala: “Milano vuole molto bene a Mattarella – ha detto commentando il calore del pubblico – è importante la sua presenza e vuol dire un avvicinamento delle istituzioni a Milano”. Nell’intervallo, Mattarella si è congratulato con il direttore d’orchestra Riccardo Chailly e con i cantanti: “La musica e la cultura sono il baluardo della democrazia”, ha detto, aggiungendo che l’Attila gli stava piacendo molto.

Dramma giovanile di Verdi, Attila racconta una storia d’alleanze e tradimenti, di vendetta e di rinascita sullo sfondo dell’Italia occupata: non più dagli Unni, ma da un esercito del secolo scorso. Un successo per il soprano Saioa Hernández, nel ruolo della valorosa Odabella, al suo debutto scaligero. Apprezzati anche Ildar Abdrazakov, nei panni del protagonista e Fabio Sartori, in quelli di Foresto. Incanta la scenografia – mastodontica – di Giò Forma: sul palco fuochi, lampi, perfino due cavalli veri.

In sala, più politici che vip: mancano premier e vicepremier, ma ci sono la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il presidente della Regione Attilio Fontana, i senatori a vita Liliana Segre e Mario Monti. Il ministro della cultura Alberto Bonisoli ha visto il primo atto in teatro e il secondo nel carcere di San Vittore: “Milano è come la prima della classe che dovrebbe passare i compiti agli altri” ha detto.

Poi c’è l’altro pubblico alla prima di Attila, oltre a quello seduto al Piermarini: le migliaia di persone che hanno seguito l’opera dai maxi-schermi in galleria, in televisione o in radio. E che hanno commentato tutto sui social in tempo reale, tra ironia, incanto e qualche sbadiglio. “Stasera orecchini e guanti per vedere la Prima della Scala… sul divano”

Lo scorso anno oltre due milioni di telespettatori hanno seguito la diretta dell’ Andrea Chénier trasmessa dalla Rai. Il Teatro Alla Scala, attivissimo sui social, sa che ogni evento che si rispetti deve avere il proprio hashtag ufficiale. Il suo è #PrimaScala, in tendenze da prima che si alzi il sipario. Per tutto il giorno si sono inseguiti dirette e collegamenti, soprattutto sui canali Rai, in particolare RaiNews24 che ha il direttore Antonio Di Bella conduttore della diretta di Rai1 con Milly Carlucci (in giacca di raso scintillante) e un caporedattore, l’ex corrispondente da Parigi Fabio Cappelli, appassionatissimo di lirica. E poi Attila si vede, ma si ascolta anche: seguita in diretta da Gaia Varon e Nicola Pedone per Radio3, con Oreste Bossini in studio a Roma.

Sul divano non ci sarà l’eleganza del foyer, “ma avete una visione privilegiata – come dice la Carlucci – Meglio ancora del pubblico in sala, potrete vedere i cantanti da vicino e dietro le quinte». Magra consolazione, twittano subito gli utenti: “E’ inutile farci credere che a casa sarà meglio che in teatro”.

La diretta televisiva restituisce una visione perfetta dei dettagli, delle espressioni, impossibile da avere in platea. Ma le telecamere sono un ulteriore filtro, e la scelta di inquadrare un punto della scena anziché un altro, di fare un primo piano su una nota anziché su un’altra, crea inevitabilmente una visione dell’opera diversa.

Non fa in tempo a cominciare il preludio che il pubblico digitale storce il naso di fronte all’ambientazione novecentesca di Livermore: “Praticamente per questo regista Attila era Hitler” commenta qualcuno, anche se non c’è nessun riferimento alla seconda guerra mondiale. “L’allestimento moderno mi lascia perplessa”. Eterna diatriba tra melomani: costume d’epoca o costume contemporaneo? Qualche buh dal loggione proprio all’indirizzo del regista torinese in mezzo alle ovazioni da stadio e alla cascata di fiori conferma la disfida.

Spunta, tra i post con le foto di scena e del quadretto domestico “tv sintonizzata più albero di Natale” anche la locandina del film di Diego Abatantuono, Attila flagello di Dio, appunto. Più di qualcuno coglie, non senza ironia, paragoni con l’attualità: “Attila è uno che dal nord scende al sud per raggiungere Roma e distruggere tutto: praticamente Salvini ha concluso il suo lavoro”. E c’è chi fa notare che i cori più belli Verdi li assegna agli esuli rifugiati di guerra.

I fermenti patriottici di cui è costellato il testo, che tanto infiammarono la platea della Fenice nel 1846, adesso entusiasmano il pubblico social, che condivide i versi della cabaletta Cara patria, già madre e reina.

Il vero protagonista dei commenti del web non è sul palcoscenico, ma nel palco reale: il presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia, che viene salutato dal pubblico con lunghissimo applauso. Tantissimi i tweet: “Quanto affetto c’era in quell’applauso” scrive un’utente, “Mi sono commossa” risponde un’altra.

L’altra eroina incoronata dal web è Odabella, non solo per le qualità canore del soprano, Saioa Hernàndez, ma soprattutto per la tempra del personaggio.

Durante l’intervallo, le interviste nel foyer: c’è chi approfitta per la pausa bagno (e lo scrive) ma solo dopo aver sentito il commento di Elio (senza le Storie Tese, ma con un Pikachu disegnato sulla guancia rimasto dalla serata di XFactor). Non passa inosservato chi, accortosi delle telecamere, come da tradizione fa di tutto per farsi inquadrare e nemmeno l’ignaro cameriere che, nel ridotto Toscanini, passa dietro Di Bella e la Carlucci con un vassoio carico di fette di panettone: “Qualcuno porti due salatini – scrive una ragazza su Twitter – ma si può mangiare il panettone alle otto di sera?”.

Non a tutti piace l’opera: “Per ora tanta noia, quando inizia la partita?”, “Va bene se stai cucinando, ma se fossi in platea mi sparerei”. Ma la maggioranza dei commenti è più che positiva: chi ringrazia la Rai per l’ottimo servizio pubblico e chi è affascinato dalla scenografia. Su Instagram compaiono le storie di chi la guarda dai maxischermi nell’ottagono della Galleria, affollatissima: “Grazie, è come se anche io fossi lì”.