Economia

Confcommercio, Sangalli resta in sella Approvata nuova proposta di governance

Il piano prevede la cancellazione della figura di dg e la redistribuzione delle sue mansioni. È quanto emerge al termine del consiglio generale dell’associazione. Il dominus vince una battaglia il cui esito fino ad una manciata di ore prima non era affatto scontato, visto lo scandalo sulle presunte molestie alla segretaria Giovanna Venturini e le contestazioni sulla gestione milionaria dei fondi per l’assistenza sanitaria integrativa dei commercianti

Il presidente Carlo Sangalli esce dall’assemblea di Confcommercio più forte che mai. Non solo sventa il defenestramento, ma incassa anche l’ok a larga maggioranza (90%) per la revoca del direttore generale e il via libera alla proposta di cancellarne per sempre il ruolo. “Il consiglio di Confcommercio ha approvato la nuova proposta di governance della Confederazione, da sottoporre all’approvazione dell’assemblea straordinaria, che prevede la cancellazione della figura di direttore Generale e la redistribuzione delle mansioni affidate a tale ruolo tra tutte le diverse funzioni – spiega una nota della confederazione di imprese, attività professionali e lavoro autonomo attorno alla quale ruotano oltre 700mila aziende – . Con un modello di coinvolgimento più orizzontale della struttura tecnica, una struttura autenticamente a rete, più snella e meno gerarchica, in grado di mettere in comune conoscenze, responsabilità e visione e dare un margine di manovra più ampio per la componente ‘politica’”.

Si chiude così una battaglia che sembrava potesse avere un epilogo amaro per Sangalli, ormai da dodici anni dominus indiscusso di Confcommercio. Fino ad una manciata di ore prima l’esito dell’assemblea non era scontato, visto lo scandalo sulle presunte molestie di Sangalli alla segretaria Giovanna Venturini. Per non parlare delle contestazioni sulla gestione milionaria dei fondi per l’assistenza sanitaria integrativa dei commercianti, in particolare il fondo Est. A quanto pare però, all’ultimo minuto, il vento è cambiato e i malumori espressi da Piemonte, un pezzo di Sicilia e della Sardegna sono stati più che compensati dalla forza di Emilia, Veneto e Lombardia. Tuttavia sullo sfondo è rimasto il giallo sui rapporti di Sangalli con l’ex direttore generale Francesco Rivolta, ormai definitivamente fuori gioco.

Un passo indietro può forse essere utile per comprendere la sequenza di fatti che ha portato al finale dell’assemblea odierna. L’intera vicenda è iniziata il 19 gennaio scorso con Sangalli che ha “donato” davanti ad un notaio 216mila euro alla segretaria Giovanna Venturini. Al momento dell’atto era presente anche il direttore generale Rivolta di cui la Venturini diventerà poi assistente. Mesi dopo Sangalli ha però cambiato idea: ha licenziato Rivolta e lo ha denunciato in procura per estorsione, insieme alla Venturini e ai tre vicepresidenti di Confcommercio (Uggé, Coppa e Borghi), che a giugno, venuti a conoscenza della donazione, avevano già chiesto a Sangalli di rinunciare alla presidenza.

Secondo quanto risulta dalla denuncia, Sangalli si è reso conto di essere al centro di una congiura con la Venturini che avrebbe minacciato di “diffondere l’esistenza di una mia relazione affettiva con lei e, addirittura, delle molestie di cui poteva fornire ampia documentazione attraverso un filmato risalente al 2012”. Secondo quanto ricostruito dal giornale La Verità, Sangalli avrebbe poi appreso dell’esistenza di una relazione fra Rivolta e la Venturini rivelata da un investigatore privato incaricato di far luce sul rapporto fra i due. Così, in preda alla gelosia, il presidente di Confcommercio avrebbe licenziato il direttore generale.

Tuttavia, secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano del 7 novembre, la gelosia avrebbe poco a che vedere con l’intera faccenda alla cui base ci sarebbero i contrasti fra Rivolta e Sangalli sulla gestione dei fondi per l’assistenza sanitaria dei commercianti. La questione sarebbe stata rivelata da Rivolta in una lettera a Sangalli datata 2 ottobre, cioè tre giorni prima del licenziamento dell’ex direttore generale. Nella missiva, il manager avrebbe messo in dubbio non solo l’operato relativo alla gestione di partite per centinaia di milioni, ma anche il ruolo di Duilio Aragone, potente collaboratore del presidente e uomo di collegamento tra Roma e la ricca Confcommercio milanese. Di qui lo scontro che avrebbe portato fino al licenziamento di Rivolta.

Tutti sanno del resto che Sangalli è un osso duro. Nato a Porlezza, in provincia di Como, Carlo Sangalli, detto Carluccio, ha fatto tutta la sua carriera all’interno del sistema confederale. Laureato in giurisprudenza, classe  1937, Sangalli si è lanciato nel commercio di auto per poi entrare in politica: nel 1968, a 31 anni, è stato eletto per la prima volta deputato nelle liste della Democrazia Cristiana restando in Parlamento fino al 1994. Intanto è entrato a far parte consiglio direttivo dell’Unione del Commercio del Turismo dei Servizi e delle professioni della provincia di Milano nel 1973.

Ciò non gli ha impedito di diventare sottosegretario di Stato al turismo e allo spettacolo del terzo governo Andreotti e questore della Camera dei Deputati fra l’87 e il 1992. Qualche anno dopo diventato presidente di Confcommercio imprese per l’Italia Lombardia e vicepresidente della potente Fondazione Cariplo, socio di banca Intesa. Infine nel 2006 ha assunto la presidenza di Confcommercio ottenendo la conferma dell’incarico sia nel 2010 che nel 2015. Il suo mandato di Sangalli, che dal 2017 è presidente della Camera di Commercio di Milano, scadrà quindi nel 2020. Venturini e Rivolta hanno invece terminato la loro corsa in Confcommercio. Anche se l’intera questione rischia ancora di far parlare.