Cronaca

Maltempo, Protezione Civile: “In Veneto situazione apocalittica”. Zaia: “Almeno un miliardo di danni”. Allerta per il fiume Po

Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: "Ci vorranno almeno due mesi per la conta dei danni, gli interventi dovranno partire prima. La situazione è pesante". La situazione della diga del Comelico: centinaia di tronchi divelti e impastati con fango e detriti. Zaia: "C'è il rischio della fuga di abitanti". Allerta arancione per la piena del Po nel Ferrarese. Devastata metà della foresta della Valsaisera, la seconda più grande di abeti rossi

Una situazione “apocalittica” e la necessità di partire subito con gli interventi perché per la conta dei danni ci vorranno “almeno due mesi”. A descrivere la situazione nel Bellunese è il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, arrivato in Veneto per un sopralluogo con il governatore Luca Zaia nelle zone più colpite dal maltempo. Tra queste uno degli scenari più impressionanti è quello della diga del Comelico, invasa da detriti e fusti di alberi sdradicati dal vento che in queste zone ha soffiato fino a 180 chilometri orari devastando il paesaggio. Mentre l’ondata di pioggia e vento in queste ore ha fatto scattare l’allarme in Emilia-Romagna, dove c’è un’allerta arancione nella pianura emiliana orientale e la costa ferrarese dovuta alla propagazione della piena del Po: il colmo di piena transiterà nel pomeriggio del 3 novembre alla sezione di Casalmaggiore, nella notte tra il 3 e 4 novembre alla sezione di Boretto, nella giornata di domani 4 novembre nelle sezioni di Borgoforte e Sermide e nelle prime ore del 5 novembre nella sezione di Pontelagoscuro. E domenica i bollettini parlano di allerta rossa alcuni settori della Sicilia (nord-occidentale e isole Egadi e Ustica, sud-occidentale e isola di Pantelleria, centro-meridionale e isole Pelagie) per rischio idraulico e idrogeologico, nonché di allerta arancione nel Lazio e su settori di Emilia Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna.

“Dobbiamo partire subito perché se dobbiamo attendere la conta dei danni ci attiveremo almeno tra due mesi. Abbiamo una sofferenza in tutta Italia, ma in questo territorio è molto più pesante”, ha detto Borrelli nel Bellunese. “La situazione – ha spiegato – è pesante, apocalittica, strade devastate, tralicci piegati come fuscelli”. Nelle valli “abbiamo registrato venti fino a 180 km orari e dunque la devastazione è stata simile a quella della Liguria. Chiederemo la dichiarazione dello stato di emergenza per le prime risorse – ha aggiunto Borelli – Poi normative ed ordinanze per la gestione dei detriti e gestione delle procedure di appalto per i lavori di ripristino”. “Ci sono frazioni e comuni ancora isolati”, ha ricordato Borrelli sottolineando di essere “stato in costante contatto con il presidente del Consiglio dei ministri e con il sottosegretario Giorgetti”.

Dal governo, per la primissima emergenza dei boschi devastati nell’Altopiano di Asiago, è arrivato un milione di euro. “Apprendo con particolare dispiacere – scrive il sottosegretario Giancarlo Giorgetti al governatore Zaia – delle eccezionali circostanze di maltempo che si sono abbattute sulla Regione Veneto e che hanno devastato, tra l’altro, i boschi dell’Altopiano di Asiago”. Si tratta, ricorda Giorgetti, di quello “stesso Altopiano che già durante la Prima Guerra Mondiale fu teatro di tragici eventi e per questo rappresenta un luogo simbolico della memoria del nostro Paese, oltre a essere patrimonio naturale della collettività”. Da qui, la decisione dello stanziamento immediato. Ma le necessità, secondo Zaia, vanno molto al di là: “Ho parlato con il presidente del consiglio Conte che ha detto che in settimana ci saranno già i primi provvedimenti. Dopo aver procrastinato le scadenze fiscali, in settimana ci dovrebbero essere le prime decisioni e posizioni da parte del Consiglio dei ministri”, ha spiegato il governtatore del Veneto provando a quantificare i danni. “Almeno un miliardo di euro ce li abbiamo – ha aggiunto – Preghiamo di avere libertà nella gestione commissariale, non si tratta solo di ripulire ma occorre il piglio di operatività tipico della Protezione civile”. 

La “vera tragedia”, a suo avviso, è il rischio fuga degli abitanti. Per Zaia bisogna “ridare motivazioni ai ragazzi e ai cittadini” ed indica, tra l’altro i mondiali di sci come una delle possibilità ed in prospettiva anche le Olimpiadi invernali del 2026. Sul fronte della ricostruzione, Zaia rileva “se avessi le risorse subito servirebbe qualche anno per ripulire. E poi decenni per veder ricrescere gli alberi”. Sul fronte economico il governatore si dice “convinto che il Governo ci darà i soldi, se non ce li ha si inventerà qualche cosa. Lasciare la montagna così sarebbe come abbandonare un pezzo del Veneto, come se glielo dessimo all’Austria“. E poi sulla solidarietà, con l’apertura di un conto corrente e l’sms solidale “chiederemo – conclude Zaia – che tutti ci diano una mano”. 

Il governatore ha ricevuto in giornata la telefonata di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha detto di essere rimasto molto impressionato e addolorato dalle immagini della devastazione delle valli del Bellunese e di tante altre zone del Veneto ed espresso la propria vicinanza e solidarietà alla Regione alle popolazioni colpite dalla violenza del maltempo. Mattarella – fa sapere la giunta veneta – ha assicurato che seguirà personalmente la vicenda, affinché venga avviato rapidamente un piano di interventi per il recupero infrastrutturale, edilizio e ambientale ed evitare il fenomeno della spopolamento delle valli montane.

E intanto dopo quella in Val di Fiemme, in Trentino Alto Adige, anche la seconda foresta per importanza per la presenza di abeti rossi dai quali si ricava il legno per realizzare gli Stradivari, ha subito gravissimi danni: si tratta della Val Saisera, una foresta in frazione di Valbruna Malborghetto che si trova nella zona di Tarvisio (Udine) in alto Friuli, vicina al confine con l’Austria. Mentre quella di Paneveggio in Trentino è stata distrutta, la foresta della Vai Saisera “è stata devastata per metà” e questo comporterà “il rischio di un possibile pericolo idrogeologico“. Infatti, “quando nevicherà, in assenza di bosco, la neve più facilmente scivolerà verso il basso”.