Calcio

Napoli, da Sarri ad Ancelotti resta bello e impossibile. Dopo Parigi, la Roma al San Paolo: dominio, rimpianto e pochi punti

FATTO FOOTBALL CLUB - Il nuovo tecnico ha portato esperienza, flessibilità e idee diverse; ora ci sono molti uomini e altrettanti moduli. È una squadra nuova, eppure l’impressione è di essere più o meno sempre allo stesso punto: bellissima da vedere (per distacco la formazione più divertente e piacevole d’Italia) ma sempre un'incompiuta. Perché non vince

Il Napoli ha cambiato molto quest’estate: se n’è andato Maurizio Sarri ed è arrivato Carlo Ancelotti, che ha portato esperienza, flessibilità e idee diverse; un po’ alla volta è stato smontato il dogma del 4-3-3 sarrista, ora ci sono molti uomini e molti moduli. È una squadra nuova, eppure l’impressione è di essere più o meno sempre allo stesso punto: il Napoli è bellissimo da vedere (per distacco la formazione più divertente e piacevole d’Italia) ma impossibile. Perché non vince.

La sensazione è stata piuttosto nitida domenica sera, nel corso di Napoli-Roma: gli azzurri hanno preso letteralmente a pallate gli avversari per novanta minuti, costringendoli per lunghi tratti a non mettere il naso fuori dalla propria metà campo, collezionando tiri (addirittura 26) e rimpianti. Eppure non hanno vinto, per colpa di un’unica occasione concessa per disattenzione a El Shaarawy a inizio partita (anzi due, c’è stato pure il salvataggio sulla linea di Albiol su Dzeko senza di cui addio rimonta). È sembrato di assistere un po’ ad un film già visto, ed in effetti il copione è stato molto simile a quello di Napoli-Roma dello scorso anno, altro match dominato in lungo e in largo dagli allora ragazzi di Maurizio Sarri, con la differenza che allora il Napoli aveva addirittura perso (2-4, fu uno dei ko più pesanti in ottica scudetto), stavolta almeno sono riusciti a pareggiare, al 90’ con Mertens. Meglio di nulla.

Un pareggio in casa contro la Roma non è certo uno scandalo. Resta però la sostanza, aver conquistato un solo punto in una gara a senso unico. Non è una novità assoluta per gli azzurri: in fondo anche la sfida di Champions League contro il Paris Saint-Germain rientra nella stessa categoria di partita. Match dominato e pareggio subito all’ultimo secondo: in quel caso è stato maggiore l’orgoglio per aver tenuto testa ad una delle grandi europee che il rimpianto per l’occasione perduta, la qualificazione è ancora nelle mani degli azzurri (basta vincere in casa col Psg per averne la certezza matematica). Eppure il sospetto è che una squadra grande per davvero (una Juventus, tanto per fare un paragone) a quel punto avrebbe portato a casa i tre punti, senza subire un gol beffardo allo scadere.

Abbiamo citato la Juve non a caso. L’1-1 con la Roma è solo un mezzo passo falso, ma intanto il divario dalla testa della classifica è tornato ad allungarsi e il campionato si è richiuso (se mai si fosse riaperto la settimana scorsa): colpa dei soliti aiutini che assistono sempre i bianconeri nei momenti di difficoltà (anche ad Empoli rigore più generoso e Var silente), certo, ma anche del Napoli che spreca le sue occasioni. Gli altri non lo fanno. Forse è un limite intrinseco di questa squadra. Forse è per come è costruita (tanta qualità, poca fisicità e cattiveria), per un pizzico di inesperienza o per delle oggettive carenze tecnico-tattiche di alcuni elementi (onestamente non tutti i giocatori del Napoli sono all’altezza di certe sfide, discorso che potrebbe essere esteso in maniera diversa anche all’Inter). Sta di fatto che con Sarri o Ancelotti il dubbio di fondo resta lo stesso: questo Napoli è troppo bello per essere vero, cioè vincente.

Twitter: @lVendemiale