Cultura

Cristiano Cavina: libri, atmosfere di provincia e videogiochi

Nel mondo dei libri lo snobismo si è fatto strisciante. Si critica un testo senza averlo letto, come nel caso del libro di Totti, si prova invidia per i numeri di Fabio Volo, la cui narrativa travolge per vendite la letteratura di autori più blasonati, e si ruba tempo alle pagine fotografando copertine da condividere sui social. Fortunatamente capita ogni tanto anche di imbattersi nella genuinità di autori capaci di restare persone normali, e di riconciliare un libraio blogger col suo lavoro. Ho recentemente finito di leggere Pepi Mirino e i P.N.G ostili, il nuovo romanzo di Cristiano Cavina edito da Marcos Y Marcos uscito l’11 ottobre, e non ho resistito al desiderio di intervistarlo per scoprire i segreti dell’autore e del libro.

Vi si racconta la storia di Pietro detto Pepi e dei suoi amici del Club dei Cecchini, un gruppetto di ragazzini che passano il loro tempo tra avventure nel bosco, costruzione di basi segrete e videogiochi. La loro quotidianità viene scossa da un fenomeno paranormale che, tramite una misteriosa nebbia scaturita dall’iPad usato per giocare, teletrasporta i personaggi non giocanti (i p.n.g.) dei titoli scaricati nel nostro mondo.

Cristiano è un autore affermato, che ambienta quasi tutti i suoi romanzi a Casola Valsenio, un paese nel quale, a sentirlo, il tempo non è fermo, ma scorre più lentamente che altrove. Così i bambini a cinque o sei anni possono ancora gironzolare liberamente per le strade, mentre i più grandicelli esplorano il bosco vicino alla ricerca di avventure. Pur senza evidenti indicazioni, anche Pepi Mirino e i P.N.G. ostili è ambientato lì, e la ragione va cercata nel personale processo creativo dell’autore, fatto di vita quotidiana e tranquillità.

Come il protagonista della storia, anche il figlio di Cristiano vive un po’ con lui e un po’ con la mamma. Quando è dal padre si divide tra avventure vissute fuori di casa, libri a non finire e tuffi nel fiume. E siccome non siamo nell’Ottocento, gioca anche coi videogame. I suoi amici, che hanno ispirato i personaggi del Club dei Cecchini, non trascurano la lettura per il digitale, ma riescono a trovare il tempo per entrambe le cose anche perché, tra enigmi e prove di intelligenza, i due mondi si stimolano a vicenda. Basta che la violenza dei giochi resti lì.

La genesi dell’opera va ricercata nella medesima passione per i videogame che Cristiano coltiva fin da bambino, da quando, mi confessa, rubava le 5 e le 10 lire alla nonna per cambiarle in monete da 200 e giocare nel bar a Space Invaders o alle olimpiadi. Quando una notte ha sognato un personaggio di Gran Theft Auto che girava per casa con la mazza da baseball, la sua passione per la fisica quantistica ha fatto il resto.

Parlando del rapporto con la scrittura, mi ha rivelato di nutrire un autentico amore per la cancelleria. Cristiano scrive la mattina con quaderno e matita, strumenti che lo fanno sentire un po’ Tolstoj, e poi alla sera ricopia tutto col suo iPad. L’utilizzo di uno strumento diverso dal computer lo aiuta a sentirsi slegato dal suo ruolo sollevandolo dall’ansia. Forse per questo, quando inizia a scrivere una storia, conosce già da subito tutto lo svolgimento degli spunti. Per dare un’idea Pepi Mirino e i P.N.G. ostili è stato terminato in dodici giorni, per un totale di quattro quaderni riempiti.

La storia attinge a piene mani dall’immaginario degli anni Ottanta, in linea col revival che ha dato vita a prodotti di grande successo come la serie televisiva Stranger Things, ma Cristiano mi ha confessato di non avere la tv e di non averla vista. Il suo background è fatto da film come i Goonies (anche perché ha l’asma come Mickey, il protagonista), Stand By meIT. Tutte opere che hanno fatto sognare il bambino che era al punto che, quando da grande si iscrisse alla prima Scuola Holden, si trovò a dissentire con Harold Bloom che dipingeva Stephen King come uno scrittore mediocre. Oggi la critica ha superato questo pregiudizio, e gli archetipi di una volta hanno ritrovato la loro dignità, anche se si sono fatti digitali. Al posto di Navigator c’è Toy Story, ma siamo lì. Pur avendo intrapreso con soddisfazione la strada del genere per ragazzi, Cristiano è già al lavoro su una trilogia ambientata nell’Ottocento, e ha ancora molti altri quaderni pieni di idee. Ma la sfida dello scrivere per i giovani lo stimola moltissimo, soprattutto perché secondo lui attualmente questa è una bella narrativa, alla cui crescita partecipano anche grandi autori provenienti da altri generi, che contribuiscono al ricambio dei vecchi classici coi nuovi. Certamente non si può dire che sia un continuo fiorire di nuovi Harry Potter, ma il fermento c’è, anche in Italia. E se da noi il fantasy resta ancora un po’ indietro, non si può dire che sia inerte o pietrificato.

Grazie Cristiano, mi sono divertito sia a leggerti che a conoscerti. Ci vediamo alla prossima avventura del Club dei Cecchini.