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Mkers, il successo del brand dell’eSport italiano: “Il nostro focus? Migliorare lo star system del settore”

Il Ceo del team Paolo Cisaria: "Vogliamo rendere mainstream il fenomeno eSports in Italia come già accade in altri Paesi". I Mkers oggi possono contare tra le loro fila alcuni dei più forti videogamer competitivi italiani, come Daniele "Prinsipe" Paolucci campione europeo di FIFA nel 2017

Tra le principali realtà della scena eSport italiana troviamo i Mkers, nati sull’onda della crescita del fenomeno dei videogiochi competitivi del nostro Paese. Un brand prima ancora che una squadra, i Mkers si sono imposti negli ultimi 18 mesi su vari titoli sia a livello italiano che internazionale. Non sempre sui titoli più giocati ma indubbiamente su quelli maggiormente sotto i riflettori mediatici, riuscendo a siglare partnership importanti come quelle con Infront e Gillette. Uno degli argomenti che abbiamo affrontato con Paolo Cisaria, co-fondatore e CEO dei Mkers che abbiamo intervistato.

Partiamo dall’inizio: perché sono nati i Mkers?

Foto: Paolo Cisaria

Mkers nasce circa 18 mesi fa con l’obiettivo di contribuire alla crescita del sistema esport italiano. Parliamo di un’industria di livello mondiale che secondo gli ultimi report certificati Newzoo chiuderà il 2018 con un volume d’affari superiore ai 900 milioni di dollari, una crescita di quasi il 50% rispetto l’anno precedente, e una previsione sul 2020 che si aggira intorno a 1,4 miliardi. Il nostro focus principale è migliorare lo star system del settore, amplificando il ruolo dei singoli atleti e la comunicazione verso l’esterno. È attraverso tali obiettivi che il brand Mkers costruisce la propria identità, attingendo ad alcuni dei principali valori della community di videogiocatori.

Partenza sprint per i Mkers nel 2017: nemmeno il tempo di presentarsi che Daniele “Prinsipe” Paolucci è campione europeo di FIFA17 e, pochi mesi dopo, diventa il primo videogiocatore italiano sponsorizzato Red Bull.
Daniele è ancora oggi il nostro “fiore all’occhiello”. I successi sono proseguiti anche quest’anno con il terzo posto ai Campionati del Mondo per Club di FIFA18 dove i Mkers sono stati l’unico team italiano partecipante. Daniele è un esempio di come si possa associare l’abilità di gioco a un crescente percorso professionale: mi riferisco al lavoro svolto quotidianamente sulla sua immagine e sulla comunicazione. Un aspetto per cui è determinante il supporto di una realtà come Mkers.

Foto: Lorenzo Cioffi

Abbiamo iniziato con lui con circa 16mila iscritti al canale: poco più di un anno dopo abbiamo superato quota 140mila. Un discorso simile per molti dei nostri atleti. Attualmente ne gestiamo circa 25, tra cui Lorenzo Cioffi, vice Campione del Mondo “Roland-Garros e-series by BNP Paribas” per il titolo Tennis World Tour o il Campione del Mondo MotoGp eSport 2017 e recentemente qualificatosi per la semifinale 2018 di Madrid. Abbiamo poi rafforzato la nostra presenza su Clash Royale, stringendo partnership internazionali che ci hanno portato al primo posto della classifica italiana per clan e nella top five mondiale.

Non solo titoli mainstream, dicevamo.
Il nostro obiettivo resta quello di rendere mainstream il fenomeno eSports in Italia come già accade in altri Paesi, a prescindere dai titoli scelti. Per raggiungerlo abbiamo optato per titoli più vicini e comprensibili all’audience allargata a cui vogliamo rivolgerci. Solo successivamente abbiamo iniziato il nostro percorso su titoli più seguiti come Hearthstone, in cui il nostro Dario “JDart” Cozzo è stato il primo italiano a ottenere la qualificazione diretta a un torneo, superando nomi importanti della scena competitiva internazionale. Ottima anche la prestazione del nostro team di CS:GO all’ultima edizione dell’EIC di Milano, sconfitti solo in finale.

JDart del team Hearthstone

Poco tempo fa la notizia bomba: Mkers stringe una collaborazione con Infront, società di marketing sportivo che da anni vive anche nel mondo del calcio.
È stato un lavoro impegnativo per cui ringraziamo tutto il management di Infront che ha creduto fortemente in questa collaborazione. Ho apprezzato molto non solo la loro competenza e disponibilità ma soprattutto la propensione alle nuove sfide. Infront si occuperà di supportarci in primis nella definizione degli accordi di sponsorizzazione ma non solo. Con loro stiamo condividendo sia le strategie di Marketing sia di comunicazione, lavorando insieme sulla produzione di nuovi format.

Quale know-how o vantaggi può portare Mkers a Infront? E quali invece Infront a Mkers?
Scegliere di puntare su Mkers significa puntare su una realtà unica nel settore, un’azienda strutturata in un mercato italiano in piena espansione ma con pochi punti di riferimento. Noi dobbiamo concentrarci nell’acquisizione di fanbase e nel coinvolgere ancora di più tifosi e appassionati: ad oggi aggreghiamo oltre 260mila followers su diversi canali, nostri e dei giocatori. Il compito di Infront sarà l’acquisizione di sponsor: un lavoro che da anni dimostrano di saper svolgere egregiamente. È un rapporto quotidiano dal quale stiamo imparando molto.

Pensate che questa collaborazione porterà vantaggi solo a voi o a tutto l’ecosistema esport italiano?
Abbiamo bisogno di una crescita di sistema e non individuale. Chi ancora pensa di potersi posizionare come esclusivista del settore o, peggio ancora, come monopolista non ha evidentemente ben chiaro cosa stia già succedendo. Mkers sta cercando di seguire modelli di business applicati dalle principali realtà internazionali, e credo abbia avuto un ruolo importante già dal suo ingresso sul mercato in termini di “rottura” di schemi tradizionali. Abbiamo contribuito, spero, a stimolare un po’ di più la concorrenza a seguire logiche meno amatoriali rispetto al passato.

Foto: Daniele “Prinsipe” Paolucci

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Le idee sul tavolo sono tante ma dobbiamo confrontarci anche con la realtà territoriale italiana. Se fossimo una start up tedesca o inglese avremmo già raccolto investimenti del valore di milioni di euro. Da noi invece il processo di divulgazione del nostro lavoro è lento e macchinoso: non è semplice spiegare il cambiamento che sta vivendo il settore dei videogiochi competitivi. Concentreremo ora le nostre energie sulla crescita e sulle attività di raccolta fondi, avendo costruito una realtà solida sulla quale poter investire.