Politica

Militari, la Trenta detta le regole: questo sindacato sembra una caserma

La ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, dopo una iniziale e inevitabile afonia, sta moltiplicando gli annunci per lo più attraverso la sua pagina Facebook, preferendola ai più istituzionali comunicati stampa. È comprensibile, d’altronde: i social media sono la ragione fondante di questo governo e dei pentastellati che hanno consentito alla dottoressa Trenta di diventare la ministra Trenta. Cosa che pare Di Maio ogni tanto le ricordi con delicata eleganza, se è vero quanto riporta Alessandro Trocino sul Corriere della Sera del 27 settembre: “Mezzo miliardo? Non se ne parla nemmeno. Ricordati che sei diventata ministro grazie ai 5 Stelle”, l’avrebbe apostrofata furente per una proposta di acquisto di missili CAMM-ER da poco inviata al Parlamento.

Nei giorni scorsi la ministra ha accelerato la sua attività comunicativa e ci ha fatto sapere che, nell’ordine, a) “Oggi apriamo una nuova pagina per la Difesa e per il Paese! Da oggi, tutte le pubbliche amministrazioni (nazionali e locali) potranno finalmente attingere al personale della Difesa in ausiliaria, a costo zero!”; b) riparte la missione in Niger (“Ce l’abbiamo fatta: dopo 8 mesi di impasse abbiamo sbloccato la missione in Niger per il controllo dei flussi migratori!… Si tratta di un grandissimo risultato di questo governo, dopo mesi e mesi di immobilismo”, dimenticandosi che i Cinque stelle avevano votato contro la missione); c) “Ve lo avevo promesso, sono passati solo 4 mesi da quando sono ministro ed ecco un’altra risposta concreta, che aspettavate da tempo e che riguarda il futuro delle Forze Armate”: segue un video nel quale la Trenta spiega di aver emanato una circolare per disciplinare il riconoscimento delle associazioni di militari professionali tra militari a carattere sindacale. I militari hanno ottenuto il diritto anche in Italia di organizzarsi in sindacato dal 12 aprile scorso, dopo che la Corte Costituzionale ha cancellato un divieto che esisteva da sempre. Sindacato è una parola che i militari non amano troppo (e anche i Cinque Stelle, se ben ricordate, hanno a lungo avuto un rapporto conflittuale con i sindacati) per cui associazioni professionali a carattere sindacale sembra un’espressione meno “dolorosa”.

Nel video la ministra esibisce una certa euforia e, a controprova che le sue non sono promesse ma solida realtà, agita per ben due volte la circolare davanti all’obiettivo. Lo sventolio festante è ormai una sorta di marchio di fabbrica dei grillini: il decreto per Genova è stato sventolato prima dal ministro Toninelli poi dall’evanescente presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per dimostrare che esisteva davvero (il decreto, non Conte, ma non era vero: ci vollero altre due settimane perché il testo vedesse la luce). Poi, il 27 settembre, l’apoteosi degli sventolii (di mani, questa volta) dal balcone, non quello di fatidica memoria, ma quello più pedestre di palazzo Chigi. Un po’ come le parate a Pyongyang, dove, in mancanza d’altro, l’ottimismo delle cheerleader comuniste sventolanti bandierine multicolori trascina e rassicura. Ventilo ergo sum.

Nei giorni precedenti il videomessaggio della capitana Trenta (lo sapete già, la ministra è anche capitano della riserva selezionata dell’Esercito), era rimbalzata da una pagina Facebook all’altra una circolare del Comando generale dei Carabinieri che dettava norme per ottenere il “gradimento” per le costituende associazioni professionali tra militari. A leggere la nota dei Caramba si ha l’impressione che la sentenza della Corte costituzionale che dichiarava leciti i sindacati non l’abbia letta nessuno. I vincoli dettati dalle disposizioni del Comando generale sono ridicoli, i tempi da era geologica (180 giorni di istruttoria, sei-mesi-sei), serve l’assenso, motivato di uno o più capi di stato maggiore. Insomma, facevano prima a dire “sindacato” seguito dal pernacchio eduardiano.

Ovviamente la disposizione aveva raccolto tra i sindacalizzandi con le stellette un coro di critiche che definire indignate è un understatement. Incazzate è forse un termine più calzante. La circolare, scrivono quelli dell’a questo punto futuro, molto futuro, SIULM (Sindacato Unitario Lavoratori Militari) è “in pratica un tintinnar di sciabole, arrogante ai limiti dell’insolenza istituzionale, contro una chiara sentenza del supremo giudice delle leggi di una generalcrazia che sfida Corte e politica”. Prosegue Salvatore Rullo, un maresciallo dell’Aeronautica fondatore del SIULM, “è altrettanto gravemente evidente come si voglia stracciare una sentenza della Corte costituzionale e anche stravolgere le “linee guida” indicate dal ministro Difesa che purtroppo non abbiamo letto”.

Fortunatamente Rullo, che non ha mai nascosto le sue simpatie per i grillini, non aveva ancora letto la circolare della ministra che, dopo lo sventolio facebucchiano, era data per dispersa (la circolare, non la ministra) nei corridoi di via XX Settembre. Perché il testo ministeriale è praticamente la fotocopia del documento dei Carabinieri o forse è il contrario. Ma non importa: i contenuti bollati di generalcrazia sono gli stessi. Tra le chicche che vi si ritrova c’è ad esempio l’incredibile previsione che i vertici del sindacato non possano durare in carica più di un certo numero di anni. Credo che neppure in Kazakistan il governo possa dire a un sindacato come debba organizzarsi. E nella nostra Costituzione è scritto all’articolo 39 “L’organizzazione sindacale è libera” con riferimento all’articolo 18 che statuisce a sua volta “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”. Per cui, se anche li chiamiamo associazioni professionali, sempre liberi sono. Nella circolare della ministra è previsto inoltre l’obbligo di iscrizione al sindacato tramite delega. Obbligo che lo stesso Rullo nel suo blog classifica come un tentativo di schedatura da parte dei comandi. Se ti chiedo di mettermi in busta paga la trattenuta tu sai con chi sto.

Insomma, adesso che si può leggere nero su bianco le vere intenzioni della ministra, l’aria che tira tra i militari (escluse le gerarchie ovviamente) non è più di speranza e felicità. Tutt’altro. Niente che assomigli al garrulo ottimismo della ministra ostentato nel suo video. E arrivano molte pesanti critiche da alcuni che da anni si battono per i diritti dei militari e si chiedono, come fa ad esempio Luca Comellini (anche lui promotore di un futuribile sindacato militare) sulla sua pagina Facebook dove siano finiti i commenti critici apparsi sotto il video della ministra dopo che si è conosciuta la circolare ma prontamente rimossi. Evidentemente domande e sospetti di critica sono poco tollerati dai plenipotenziari della comunicazione giallo-verde. Come del resto conferma l’imbarazzate video della conferenza stampa di presentazione del Def. Dopo che Conte, Di Maio, Salvini non hanno detto nulla ai giornalisti e se ne stanno uscendo dalla sala, Tria cerca di rispondere ai cronisti che lo pressano, quando arriva Iva Garibaldi, la “comunicatrice” di Salvini, e lo trascina fuori. Non si sa mai. D’altronde uno vale uno, ministro o addetto stampa.