Scuola

‘Morte e resurrezione delle università’, siamo abituati a correre ma la risposta è la Slow University

Ho appena (auto) pubblicato un piccolo saggio, su piattaforme Kobo e Amazon Kindle, dove lo si trova anche in versione stampata, formato paperback. Con Morte e resurrezione delle università, questo è il titolo, critico il modello accademico contemporaneo, l’Università del Grande Fratello basata sul controllo da parte del mercato, a scapito di un antico e consolidato paradigma educativo, fondato sulla ricerca della conoscenza. Espongo poi i motivi che potrebbero mettere in crisi questo modello e la sua filosofia “Fast” di vita, la cui estrema sintesi è l’odierna McUniversity. E tento, infine, di disegnarne la rinascita, sotto la specie della Slow University, un movimento che aggreghi i docenti “appassionati ma disaccorti” e gli studenti “entusiasti e curiosi”, la vera ricchezza di questa istituzione da più di un millennio. Di seguito, un estratto del capitolo finale del libro.

 

Siamo abituati a correre. Quando non viaggiamo su un aereo, attraversiamo l’Europa ad Alta Velocità, coltiviamo il mito dell’automobile veloce che sgama gli autovelox e guidiamo i fuoristrada a tutto gas sui sentieri alpini più impervi. E così facendo non potremo mai cogliere l’incanto di un paesaggio o la bellezza di un fiore sul ciglio della strada, perché chi viaggia veloce non può percepire altro che messaggi subliminali. Nel nuovo millennio, iniziato nel segno di una nuova età finanziaria, l’umanità si è abituata non solo al trasporto veloce di cose e persone, ma anche alla trasmissione istantanea delle informazioni e del denaro, di mode ed emozioni, vere o indotte; e all’illusione di carpire in modo rapido e immediato le nuove conoscenze.

Siamo portati alla sintesi estrema, sia che si tratti di un executive summary o di un messaggio trasmesso via social network. Sotto questo aspetto “Fast-University” ritrae efficacemente la “moderna” università, giacché racchiude in sé gli archetipi del consumismo, della burocrazia, del controllo gestionale, dell’autoritarismo e dell’utilitarismo con cui abbiamo finora descritto il sistema.
L’archetipo della velocità esalta l’urgenza. Importanti sono le attività che portano al raggiungimento degli obiettivi, sia di vita che di lavoro. Urgenti sono quelle che reclamano un’attenzione immediata; e sono spesso associate al raggiungimento di obiettivi altrui. Le attività urgenti esigono attenzione perché le conseguenze per non averle portate a termine sono immediate, ma sono veramente importanti? Pochi accademici ricordano la riflessione di un presidente repubblicano degli Stati Uniti, Dwight D. Eisenhower: «Ho due problemi, l’urgente e l’importante. Le cose importanti sono raramente urgenti e ciò che è urgente è raramente importante». Né praticano la distinzione tra queste due categorie.

Quando compri qualcosa non la compri con i soldi, ma con le ore della tua vita che sono servite per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano, come affermava Jose Mujica. […] Per riconsegnare le università al piacere della conoscenza, bisogna difendere la tradizione millenaria del sapere accademico e della sua trasmissione tra generazioni. Contro coloro che confondono l’efficienza con la frenesia e demoliscono il valore del tempo, va sperimentato il vaccino di un’adeguata porzione di otium romano, un’attività di raccoglimento e riflessione da praticarsi in una lenta e prolungata ricerca della conoscenza tramite la condivisione, la partecipazione e la cooperazione.

Iniziamo nelle accademie e nelle università a costruire iniziative di Slow Education condivise tra studenti e docenti; e impariamo a coltivare la Slow Science. Contro l’appiattimento della Fast-University e le illusioni della Fast-Science riscopriamo la ricchezza della connessione, della diversità e della integrazione di saperi e culture diversi. Riscopriamo il valore della conoscenza qualitativa accanto a quella quantitativa. E impariamo a distinguere l’importante dall’urgente. […]

La resurrezione non può essere una rincorsa al passato, ma un ritorno al futuro, uno spazio e un tempo dove valori come la comprensione, la consapevolezza e la conoscenza abbiano le meglio sulla visione darwiniana della società. Solo questi valori possono difendere l’umanità dalla prospettiva distruttiva di un modello fondato sullo sviluppo senza limiti che, per avere successo, presuppone una Terra senza confini fisici, etici, religiosi. E sono anche sicuro che non sarà la mia generazione, ormai prossima alla pensione e sdraiata sul rasoio della vita, a guidare il cambiamento. La nuova università che, come la mitica fenice, potrebbe sostituire il modello d’ispirazione orwelliana è tutta nelle mani delle generazioni future. Alle quali porgo il più sincero augurio di buon lavoro.