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Spagna, a Barcellona il reddito di cittadinanza è ‘digitale’. Ma in Europa non è una novità

Il leader dei 5 stelle Luigi Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria in queste ore sono impegnati in continui confronti a distanza per reperire idee e soprattutto risorse da riversare nel redditto di cittadinanza. Misura sociale che a Barcellona da qualche tempo è in fase di piena sperimentazione. Dallo scorso maggio la fascia metropolitana di Besòs – enorme agglomerato che racchiude dieci quartieri situati a nord-est – ha adottato il Rec (Recurso económico ciudadano), una moneta digitale agganciata all’euro, un rec vale un euro.

Il comune guidato da Ada Colau ha deciso di riconoscere per due anni un reddito di cittadinanza agli indigenti, con un mensile pari a 568 euro corrisposto appunto in rec. Un progetto-pilota denominato B-Mincome applicato a mille famiglie in difficoltà residenti nell’area di Besòs, una delle zone meno abbienti del capoluogo catalano. Il programma di Urban innovative actions nasce da un’iniziativa della Commissione europea, esso tende a individuare soluzioni innovative e creative nelle aree urbane, con ricercatori pronti ad approfondire come il reddito minimo incide sulla burocrazia amministrativa, con valutazioni sui corsi di formazione lavorativa e sul ruolo degli operatori sociali.

Non è la scoperta dell’acqua calda se consideriamo che già nel 1797 Thomas Paine nel saggio Agrarian Justice preconizzava un basic income (reddito di base). I fautori di B-Mincome, da parte loro, nelle fasi di studio del progetto avevano avviato intense consultazioni coi rappresentanti dei governi della Finlandia, della provincia canadese dell’Ontario e del comune olandese di Utrecht, dove sono state sostenute sperimentazioni di reddito garantito.

Anche l’istituzione di una moneta digitale non è una novità, semmai segue una tendenza universale visto che negli ultimi anni sono state “coniate” circa 4mila monete sociali, locali o municipali. L’esperienza di Barcellona richiama quella della città francese Nantes con la sua moneta SoNantes e dell’inglese Bristol col Bristol Pound, supportato dallo slogan “Our city, our money“.

L’originalità è data dalla combinazione dei due elementi, il reddito garantito e la moneta digitale, null’altro che un codice a barre QR scansionabile (da app su telefono mobile o da carta ricaricabile) da utilizzare senza costi aggiuntivi negli esercizi convenzionati. Con ulteriori e più ampie finalità del progetto: incentivazione dell’economia degli scambi nel piccolo commercio di un’area metropolitana svantaggiata, creazione di nuovi esercizi, consolidamento della rete associativa.

A Bristol i tributi locali si possono pagare in Bristol Pounds, il sindaco percepisce lo stipendio nella moneta municipale, i bar convenzionati che l’accettano, però, sono solo 43, un po’ pochi per un esperimento avviato nel 2012 e per la sesta città inglese con i suoi 400mila abitanti. Vedremo quale destino avrà la moneta di Barcellona, se si affermerà come divisa cittadina o se rimarrà confinata dentro il recinto di un distretto periferico.